Guardia giurata uccise rapinatori in fuga, la Cassazione conferma la condanna: «Fu omicidio volontario»

Mauro Pelella dovrà scontare 11 anni e 4 mesi. La guarda giurata scaricò 15 colpi su due banditi in fuga dopo una rapina in banca a Quinzano d'Oglio di Beatrice Raspa

Rapinatori uccisi dalla guardia giurata per la rapina in banca, Quinzano (bs) 4 aprile 2011

Rapinatori uccisi dalla guardia giurata per la rapina in banca, Quinzano (bs) 4 aprile 2011

Brescia, 16 gennaio 2015 - Fu omicidio volontario. La Cassazione dopo quasi quattro anni ha chiuso la vicenda di Mauro Pelella, la guardia giurata della Fidelitas che il 4 aprile 2011 sparò a due rapinatori in fuga da una banca di Quinzano d’Oglio uccidendoli. I giudici supremi nei giorni scorsi hanno confermato la condanna a 11 anni e 4 mesi inflitta nel giugno 2013 dalla corte d’assise d’appello rigettando il ricorso avanzato dall’avvocato Patrizia Scalvi, che sin dal primo grado aveva spinto per l’assoluzione per legittima difesa o in subordine per una condanna più morbida, commisurata all’omicidio colposo aggravato dalla previsione dell’evento.

Nulla da fare, quindi. Non solo. Pelella, padre di una bimba nata proprio in concomitanza con la rapina – la moglie per lo stress anticipò il parto - dopo un primo momento in cella fu posto ai domiciliari. Ora tuttavia, essendo la pena residua superiore ai quattro anni, dovrà tornare dietro le sbarre. Quel pomeriggio il vigilante freddò Otello Astolfi, 62 anni di Ravenna, e Ivan Alpignano, 38 anni di Caselle Torinese. I banditi erano appena usciti dalla Cassa rurale e artigiana a Quinzano con in spalla un bottino di oltre diecimila euro. Avevano appena rapinato la banca e correvano verso la Fiat Bravo su cui li attendeva uno dei due complici. Fu in quel frangente che il portavalori con a bordo Pelella e un collega si imbattè nei due, incrociandoli nel vicolo. La guardia scese e iniziò a sparare all’indirizzo dell’auto, esplodendo un caricatore con 15 colpi. Astolfi e Alpignano furono raggiunti in pieno dai proiettili. Dario Delle Grottaglie, 34enne di Ciriè, uscì illeso e fu catturato qualche ora dopo. Un quarto uomo, Mario Saltarelli, 63enne torinese, fu invece arrestato a distanza di un anno. «Ho avuto paura che attaccassero il furgone – si è sempre giustificato Pelella sostenendo che non intendeva uccidere -. E poi la Bravo aveva innestato la retromarcia e temevo mi investisse». I giudici però hanno ritenuto da subito che difficilmente potesse essere compatibile un fuoco di 15 colpi con l’ipotesi della legittima difesa, e non gli hanno mai creduto.