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Firenze, 26 aprile 2022 - Quella muraglia di visitatori schierati sui Lungarni non faceva più parte da un pezzo dello skyline cittadino. I due anni di sostanziale inattività sul fronte ricettivo e la conseguente, inattesa, riacquisizione temporanea di status di città a misura d’uomo sono bastati ai fiorentini – fatta eccezione per ristoratori, negozianti e albergatori, comprensibilmente gongolanti – per tornare a chiedersi come convivere con il massiccio e drastico ritorno dei turisti in riva d’Arno. L’onda d’urto dei 45mila visitatori al giorno nella striscia festiva di Pasqua ha fatto scricchiolare tempo zero le già delicate ginocchia del centro storico di Firenze, da sempre fragile nella sua elegante bellezza, regalando un’immagine di città sì in ripresa economica, ma caotica e già satura. Resse, code, cestini strapieni di lattine e cartacce unte di schiacciate, bivacchi sotto la Loggia dei Lanzi, e un proliferare di lavagne con vergate a gesso offerte last minute di improbabili bistecche e bicchieri di Chianti. Commento ricorrente: "Ma non dovevamo approfittare della pandemia per ripensare il turismo e renderlo più sostenibile?". L’argomento è all’ordine del giorno anche a Palazzo Vecchio. Sindaco Nardella, Venezia sta pensando al numero chiuso. "Lo so. Ne abbiamo parlato con il sindaco Brugnaro. Al netto della libertà di circolazione, una soluzione simile per Firenze è tuttavia impensabile, perché la città ha una continuità urbanistica – penso ai viali di circonvallazione – che una realtà come Venezia, isolata dall’acqua, non ha. E poi Venezia vive sostanzialmente di solo turismo. Firenze no. Abbiamo molti residenti a Firenze e in provincia e lavoratori che frequentano il centro per diversi motivi". Come governare le masse che torneranno nelle nostre fragili città d’arte? "Il primo passo, fondamentale, è concludere il percorso di legge per i centri storici al quale si sta lavorando da tempo. Lo presenteremo a maggio". ...
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