Grillo nei guai: indagato a Milano. "Soldi per favorire Moby Lines"

Avrebbe girato ai parlamentari le istanze dell’armatore Onorato. Perquisite la società del comico e la Casaleggio

Beppe Grillo, genovese, classe 1948, è il garante del Movimento 5 Stelle

Beppe Grillo, genovese, classe 1948, è il garante del Movimento 5 Stelle

Beppe Grillo sotto inchiesta. La Procura sospetta che i soldi di pubblicità incassati dall’armatore della Moby Lines, Vincenzo Onorato – 240mila euro tra il 2018 e il 2019 – siano in realtà il compenso per un "traffico di influenze illecite" che il fondatore del M5s avrebbe condotto in favore dell’armatore all’epoca sull’orlo della bancarotta. In parole povere, Grillo avrebbe fatto da tramite con alcuni parlamentari M5s per le richieste di aiuto avanzate da Onorato. "Sono amici di antica data, da circa 45 anni. È facile quindi, che qualcosa possa essere stata equivocata", ha detto l’avvocato Pasquale Pantano, difensore di Onorato, anche lui indagato.

Ieri gli uomini del Nucleo economico finanziario della Gdf hanno perquisito la sede della Beppe Grillo srl a Genova e quella della società di Davide Casaleggio a Milano. La "Beppe Grillo srl, di cui Grillo è socio unico e legale rappresentante – si legge nel decreto di perquisizione firmato dall’aggiunto Maurizio Romanelli e dalla pm Cristiana Roveda – ha percepito da Moby spa 120.000 euro annui nel 2018- 2019, apparentemente come corrispettivo di un “accordo di partnership” avente ad oggetto la diffusione su canali virtuali, il sito www.beppegrillo.it, di contenuti redazionali per il marchio Moby. Nello stesso tempo Grillo ha ricevuto da Onorato richieste di interventi in favore di Moby s.p.a., che ha veicolato a parlamentari in carica appartenenti al Movimento da lui fondato, trasferendo quindi al privato le risposte della parte politica o i contatti diretti con quest’ultima".

Agli atti (trasmessi a Milano dalla procura di Firenze che indaga sui finanziamenti alla fondazione Open di Matteo Renzi) c’è anche una serie di chat inviate da Onorato a Grillo (e girate dal leader ai suoi parlamentari) con la richiesta di aiutare il gruppo gravato dai debiti. Gli inquirenti hanno quindi ritenuto "illecita" la mediazione di Grillo, sia per "l’entità degli importi versati o promessi da Onorato", sia per "la genericità delle cause dei contratti", sia per "le relazioni effettivamente esistenti ed utilizzate" dal leader "su espresse richieste dell’armatore nell’interesse del gruppo Moby".

Il contratto tra Moby spa e la Casaleggio associati, poi, prevedeva il versamento di 600mila euro nel triennio 2018-2020, per la campagna pubblicitaria “Io navigo Italiano“. (Davide Casaleggio, legale rappresentante e socio di maggioranza della società, non sarebbe indagato).

Sempre nel fascicolo aperto sulla fondazione "Open", che pure ricevette aiuti economici dall’armatore e dalla Moby, c’è una mail che Onorato inviò a Luca Lotti, braccio destro di Renzi in quel periodo a Palazzo Chigi, in cui suggeriva modifiche alla legge (poi approvata) sui destinatari degli incentivi fiscali per le imprese marittime, con tanto di ringraziamento successivo. Onorato, comunque, era stato "generoso" con tutto mondo politico, destinando denaro a diversi partiti compresi Pd e Fratelli d’Italia oltre a fondazioni come quella del presidente della Liguria Giovanni Toti.

 

 

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