Giovedì 18 Aprile 2024

Grillo e Di Maio sostengono la Raggi Ma sui due mandati Casaleggio non cede

I big chiedono di eliminare il limite, uno dei tabù storici. Il figlio del fondatore lo vuole togliere solo per gli amministratori locali.

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di Ettore Maria Colombo

"Daje, Virgì!". Con una tipica espressione di incitamento alla romanesca, è arrivato solo ieri, cioè un giorno dopo l’annuncio, l’endorsement del comico (ligure) e garante del M5s, Beppe Grillo, alla ricandidatura di Virginia Raggi. Ricandidatura annunciata, l’altra sera, dalla medesima sindaca in carica, stupendo tutti, consiglieri comunali M5s in testa.

Il fondatore del Movimento da un lato fuga i dubbi sulle sue – fortissime – perplessità sulla ‘grande voglia’ di Virginia a ricandidarsi, e anche a farlo così presto (troppo) dato che le comunali, a Roma, si terranno a giugno 2021. Solo a metà luglio Grillo aveva detto "Roma nun te merita".

Il ‘Fondatore’ non era convinto della sua ricandidatura (e non lo è neppure oggi) perché cercava e cerca, ovunque, alleanze stabili e organiche col Pd di Zingaretti. Anche l’ex capo politico del M5s, Luigi Di Maio, non era convinto, ma per ragioni opposte: punta a disincagliare il M5s dall’alleanza con il Pd e la Raggi, in questi anni, si è troppo spostata a sinistra. Ma pure Di Maio fa buon viso a cattivo gioco: "Sta svolgendo un ottimo lavoro a Roma e ha bisogno del supporto di tutto il Movimento", scriveva ieri.

Morale, la Raggi – al netto dei suoi fedelissimi – ha lanciato il sasso nello stagno in largo anticipo proprio per costringere il Movimento a schierarsi. E così, mentre sui social i romani si lamentano (più o meno educatamente), la sua sortita serve a spiazzare lo zoccolo duro pentastellato, fermo ai dogmi del Movimento voluti da Casaleggio senior e il cui unico custode è, ancora oggi, Davide Casaleggio jr.

Ma è proprio il tema del dogma scolpito nella pietra, e cioè il vincolo del tetto dei due mandati per ogni carica elettiva, vincolo che la Raggi ha deciso, apertamente, di violare (prima di questa consiliatura è stata consigliere di opposizione), a far pendere il piatto della bilancia dalla sua parte, agli occhi dei big pentastellati. Lo storico brocardo casaleggiano ("ogni volta che violi una regola, praticamente la cancelli"), appena bucato dalla Raggi, potrà dunque essere violato di nuovo. A poco servirà un voto posticcio sulla piattaforma Rousseau, che verrà tenuto in tempi rapidi, forse già prima delle regionali di settembre. Molto probabilmente sarà agli Stati generali, previsti per ottobre, che si stabiliranno nuove regole interne ’comode’ per tutti.

L’idea di Davide Casaleggio è quella del "mandato zero", regola varata nel 2019 e in base a cui il primo mandato non viene più conteggiato per consiglieri comunali e di zona. Il guaio è che Casaleggio jr vuole estenderlo solo ai sindaci, previa consultazione della base, ma lasciando il vincolo dei due mandati in Parlamento e, al massimo, concedendo un ‘terzo giro’ a livello locale (Comuni e Regioni), mentre i big – che altrimenti dovrebbero tutti "tornare a casa" – insistono a conteggiare il "mandato zero" per i parlamentari. Così la regola sarebbe, dunque, definitamente derogata.