Giovedì 18 Aprile 2024

Grillini nel baratro, i ribelli alzano il tiro Crimi non ci sta: nessun passo indietro

La base chiede un nuovo voto su Rousseau e mette in discussione la leadership. Fioccano i no a Draghi, rottura inevitabile

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di Elena G. Polidori

Il bombardamento è continuo. "In un momento come questo con un governo non voluto da noi – rifletteva ad alta voce il deputato M5s critico – ognuno dovrebbe avere libertà di coscienza sul voto di fiducia". Solo oggi si capirà quanto potrebbe essere vasta la scissione interna al M5s con il voto di fiducia al governo Draghi previsto dalle 22 a Palazzo Madama. E, infatti, tutta la giornata di ieri è stata una rincorsa contro il tempo dei vertici grillini a cercare di arginare l’onda del dissenso e convincere anche i più riottosi a votare sì, ma è indubbio che un pezzo di Movimento romperà.

Forse meno dei 40 senatori previsti passeranno all’opposizione, le minacce di espulsione hanno fatto breccia in qualche cuore debole, ma non certo in quelli più arrabbiati. Ieri il capo politico, Vito Crimi (molti ne vorrebbero le dimissioni), è tornato a ribadire che il voto degli iscritti sulla piattaforma Rousseau è vincolante, bocciando l’ipotesi che i senatori contrari alla fiducia possano astenersi. Nella notte, durante il vertice ancora in corso, una dozzina di deputati ha abbandonato l’incontro. Uno ’duro e puro’ come Mattia Crucioli, ad esempio, ha accolto la puntualizzazione con un’alzata di spalle: "Voterò ‘no’ al governo Draghi... Grillo ha tradito le nostre idee fondanti". Così come Bianca Laura Granato: "Confermo il mio voto contrario". "L’unica cosa certa – diceva ancora Emanuele Dessì – è che non voterò ‘sì’. Deciderò tra ‘no’ e astensione dopo avere ascoltato le parole di Draghi".

Nonostante la mediazione, la situazione resta fin troppo critica. Al Senato quanto alla Camera, dove domani ci sarà il secondo voto di fiducia, con i deputati stellati che ieri sera sono tornasti in assemblea per decidere il da farsi. In parecchi, alla Camera, opteranno per assenze ‘strategiche’ nelle file M5s per non essere costretti a scegliere mentre si fa strada l’idea di un Movimento come ‘sentinella’ all’interno dell’esecutivo. Si tratta del cosiddetto lodo Brescia, che prende il nome dal presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera: "Staremo nella maggioranza con spirito critico. Dovremo difendere i risultati e le conquiste di questi due anni di governo. Se ciò non avverrà – avverte il deputato vicino a Roberto Fico –, dovremo far pesare i nostri numeri nei due rami del Parlamento".

Una parte della base M5s, intanto, è tornata a esprimere il proprio disappunto per la scelta di appoggiare Draghi. Una nuova petizione, firmata da centinaia di attivisti, chiede al reggente Crimi e al garante Beppe Grillo di valutare un’"immediata nuova consultazione" su Rousseau.

Secondo i firmatari del documento (tra i quali anche le senatrici Barbara Lezzi, Luisa Angrisani e Bianca Laura Granato) un’eventuale espulsione dei parlamentari dissidenti sarebbe "profondamente illegittima e ingiustificata, vista la confusione creata dalla totale incoerenza e tendenziosità del quesito sottoposto, con quanto si deve andare a votare in Parlamento". Un voto che, ovviamente, non ci sarà. Almeno non in tempo per questo giro di boa che rappresenta il passaggio di oggi al Senato. Per cercare di convincere quanti più grillini possibile, il capo politico Crimi ha anche detto che quella a Draghi "non sarà una fiducia in bianco, ma vigileremo e combatteremo sulle cose che non andranno bene. Terremo il fiato sul colle del governo. Dinnanzi al presidente incaricato abbiamo posto, unici nel panorama, delle condizioni...". Parole che serviranno a frenare la fronda?