Martedì 16 Aprile 2024

Greta è annegata, potevano salvarla Brindisi choc prima dello schianto

L’autopsia inchioda i tedeschi sul motoscafo killer. Foto e video mostrano che bevevano e non si reggevano in piedi

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di Beatrice Raspa

Greta morta annegata dopo essere stata scaraventata nel lago dal motoscafo pirata. Umberto morto sul colpo. Ci sono i primi esiti parziali delle autopsie eseguite sui due ragazzi falciati e uccisi nella tarda serata di sabato 19 giugno sul Garda nelle acque di Potese dal Riva Acquarama di due turisti tedeschi, che dopo l’impatto hanno proseguito la corsa come se nulla fosse successo e ora sono indagati per omicidio colposo e omissione di soccorso. Per Umberto Garzarella, 37 anni, individuare le cause del decesso è stato più semplice: il caldaista di Salò aveva l’aorta recisa di netto e ferite addominali. Chi indaga pensa che il motoscafo gli sia passato letteralmente sopra e le eliche, oppure le assi di legno divelte del suo barchino, lo abbiano finito. Nel caso di Greta Nedrotti, la 25enne studentessa di Toscolano, l’esame autoptico si è rivelato più complesso. È infatti durato quattro ore e si ritenuto di procedere a una Tac al collo.

La ragazza, ripescata dodici ore dopo l’amico a 98 metri di profondità, presentava importanti lesioni alle gambe e un piede semi-amputato. Ma per il medico legale nominato dalla Procura, Maria Cristina Russo, non si tratta di ferite letali, così come non avrebbe provocato la morte un segno individuato alla gola, che aveva fatto pensare a una caduta o a uno schiacciamento. Secondo la consulente della Procura, a uccidere la ragazza è stata la grande quantità d’acqua finita nei polmoni. Insomma Greta sembra morta per annegamento e forse bastava una mano allungata verso il lago da parte di chi invece non si è fermato per estrarla viva e salvarla. Una ricostruzione che aggrava quindi la posizione dei due tedeschi sotto il profilo della responsabilità penale.

Una conclusione condivisa dai consulenti degli avvocati delle famiglie delle vittime, i legali Cristina Braga, Patrizia Scalvi, Raimondo Del Dosso, ma non dall’esperto nominato dall’avvocato Guido Sola di Modena, che assiste gli indagati, e che ha chiesto la prosecuzione dell’autopsia attraverso ulteriori accertamenti ematici e diagnostici.

Nel frattempo, mentre i carabinieri e il pm Maria Cristina Bonomo continuano a raccogliere elementi per cristallizzare le colpe, definire dinamica dello schianto e velocità del motoscafo al momento dell’incidente, sui social infuria la polemica per una foto pubblicata dal giornale tedesco Bild, e che che ritrae i due manager bavaresi di 52 anni – uno è direttore commerciale, l’altro direttore finanziario – sul Riva nel pomeriggio di sabato mentre pasteggiano a champagne.

Uno degli aspetti nodali della vicenda è del resto la condizione psicofisica dei turisti al momento dell’incidente. Alcuni testimoni li avrebbero visti dopo lo schianto ubriachi. Solo uno degli indagati però ha accettato di sottoporsi all’alcoltest e a 15 ore dai fatti è risultato negativo. L’altro si è rifiutato. Ma agli atti c’è un video delle telecamere della nautica Arcangeli di Salò dove i tedeschi, pochi minuti dopo aver investito Umberto e Greta, ritornano dopo la cena al ristorante. Il proprietario è al timone, l’amico invece non si regge in piedi, barcolla e finisce dritto nel lago. "Non erano in grado di attraccare né scendere dalla barca, il proprietario di un altro Riva accanto al loro ha assistito alla scena e ha chiamato i gestori della nautica perché li aiutassero – spiega il sindaco di Salò, Gianpietro Cipani –. E così è andata".

Dal canto loro gli indagati hanno negato: "A cena hanno bevuto solo un bicchiere di vino bianco, non erano ubriachi, il volo in acqua è stato determinato da un rollamento della barca durante l’attracco", li difende l’avvocato Sola. I due a verbale hanno dichiarato: "Pensavamo di avere urtato un tronco, non ci siamo accorti di nulla". I Comuni di Salò e di Toscolano hanno già formalizzato l’intenzione di costituirsi parte civile al processo, e altri centri limitrofi vogliono muoversi nella stessa direzione, Comunità del Garda compresa. "Non lo facciamo solo per stare vicini alle famiglie delle vittime, ma anche perché il nostro lago riteniamo abbia avuto un grave danno d’immagine. Sia chiaro che non siamo la terra di nessuno, dove sfrecciano i pirati senza controllo. Il Garda è l’unico lago italiano a ospitare la sede della Guardia Costiera".