Green pass subito sul luogo di lavoro. Draghi accelera, sindacati frenano

Sprint del governo sull’obbligo per tutti: cabina di regia già oggi o domani. Vicina l’intesa sul settore pubblico

Controlli del Green pass (Imagoeconomica)

Controlli del Green pass (Imagoeconomica)

Dovrebbe essere questione di ore. Ma se la nuova stretta arriverà tutta insieme oppure, come è più probabile, in due tranche è ancora incerto. La cabina di regia che dovrà valutare dove e quando estendere l’obbligo di Green pass dovrebbe riunirsi oggi o al massimo domani, visto che il G20 della Salute terrà impegnato il ministro Speranza fino al tardo pomeriggio. L’obiettivo è quello di varare in settimana il decreto con il giro di vite. Il percorso è segnato, anche se non è affatto detto sia l’ultimo intervento del governo. I capitoli sono tanti, gli scogli di diversa natura e se alcune misure sono possibili subito, per altre Draghi potrebbe dover aspettare fino a ottobre.

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Green pass per tutti i lavoratori

Il titolare della pubblica amministrazione, Renato Brunetta, propone un’estensione unica dell’obbligo del Green pass per lavorare, senza distinzione, cioè tra pubblico e privato. L’ipotesi è sul tavolo del presidente del Consiglio ma l’ostacolo da superare non è piccolo; è necessario infatti trovare un accordo con le parti sociali sulle vaccinazioni in azienda. Questo pomeriggio, è previsto un incontro tra sindacati e imprese. Cgil, Cisl e Uil prima vedranno Confindustria, poi la Confapi per discutere delle regole per introdurre il passaporto verde nei luoghi di lavoro.

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Si parte con il settore pubblico

Sarà certamente il primo passo nonché la voce più importante del nuovo decreto. Il certificato verde è già obbligatorio per la metà dei lavoratori pubblici: operatori sanitari e scolastici. Si tratta di allargare quelle regole a chi lavora nei ministeri o negli enti locali. Il confronto con i sindacati è stato avviato, e sarà intensificato nei prossimi giorni per giungere a una soluzione anche sullo smart working. Per Brunetta "è auspicabile che resti per una quota fino al 15%". Landini (Cgil), chiede la regolamentazione con i contratti nazionali.

Il green pass nei locali

Verrà introdotto a stretto giro. Ora chi vuole sedersi nelle sale interne di un bar o di un ristorante deve avere il Green pass, mentre lo stesso obbligo non è previsto per titolari e gestori, personale di sala e addetti alle cucine. Una disparità che si ritiene di dover sanare al più presto, assieme cioè all’intervento sul pubblico impiego, imponendo a tutti i dipendenti dei locali la certificazione richiesta ai clienti.

Sport e spettacolo

Discorso analogo riguarda le palestre e le piscine, i circoli sportivi, i cinema, i teatri e le sale giochi. Si tratta di posti dove si creano file e assembramenti e nonostante i protocolli prevedano distanziamento e mascherine si ritiene indispensabile che i lavoratori seguano le stesse regole imposte agli utenti.

Il nodo dei privati

Gli industriali sono stati categorici: il passaporto vaccinale deve servire per accedere in tutti i luoghi di lavoro. Nel governo c’è chi la pensa allo stesso modo e vorrebbe rendere già in settimana obbligatorio il pass per tutte le attività dove ci sono rapporti con il pubblico (ad esempio, per i dipendenti dei supermercati) ma per arrivare a dama ci sono diversi intoppi. Intanto, bisogna trovare un accordo non solo con Confindustria ma anche con i sindacati e l’incontro delle parti sociali con Draghi non è stato ancora calendarizzato. Poi è necessario fare i conti con la contrarietà della Lega a un intervento troppo esteso: l’ipotesi di escludere alcuni lavori – condivisa da Cgil, Cisl e Uil – richiede un esame accurato delle varie tipologie. Ecco perché la stretta arriverà, ma probabilmente in un secondo momento.

Il trasporto pubblico locale

Una parte dell’esecutivo vorrebbe estendere il Qr code anche per autisti e passeggeri del trasporto pubblico locale. Ma al di là della contrarietà di un pezzo di maggioranza, c’è il nodo intricatissimo da scogliere dei controlli. Qui il giro di vite, dunque, è tutt’altro che certo.