Green pass, verso la stretta. L’ipotesi: darlo solo ai vaccinati

Greco (Cts): "Potrebbe essere diversificato in base alle aree di rischio". Il tampone? Forse non sarà sufficiente

Mentre la Lettonia – con tanto di scuse alla metà del Paese immunizzata da parte del primo ministro Krisjanis Karins – dallo scorso 21 ottobre è ripiombata in lockdown, il resto d’Europa sta tentando di affrontare la quarta ondata, la cosiddetta Pandemia dei non vaccinati, evitando di sferrare ulteriori e deleteri colpi all’economia. Strumento chiave della ripresa, il Green pass, nelle sue diverse declinazioni nazionali, in numerosi Paesi sembra, tuttavia, non essere più sufficiente a contenere i contagi. È così che in diversi Stati si stanno stringendo le maglie del lasciapassare sanitario con misure più restrittive e mirate. Una strategia che nei prossimi mesi "ma non immediatamente" – assicura Donato Greco, epidemiologo e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts) –, se non si dovesse raggiungere in tempi brevi la soglia del 90% dei vaccinati, potrebbe essere presa in considerazione anche dall’Italia. E per ottenere il Green pass il tampone potrebbe anche non bastare più. Il pass sanitario verrebbe concesso solo ai vaccinati.

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Come cambia il Green pass in Europa?

Un inasprimento del pass sanitario è stato annunciato martedì scorso dal presidente Emmanuel Macron. Dal 15 dicembre in Francia gli over 65 per mantenere la validità del Green pass dovranno effettuare la terza dose. Sarà necessario un richiamo anche per tutti coloro che hanno effettuato il vaccino Janssen. La Germania, secondo quanto ha affermato ieri mattina, il vicecancelliere tedesco e ministro alle Finanze Olaf Scholz, sta invece valutando l’applicazione delle regole del ‘3G’ (accesso solo ai vaccinati, a chi è guarito dal virus e a coloro che presentano un recente tampone negativo) sui posti di lavoro, e di un ordinamento ‘2G’ (solo vaccinati e guariti) nei ristoranti e nei luoghi pubblici come teatri, cinema, club o piscine. Regole già in vigore in Sassonia e Baviera e, da lunedì 15 novembre, anche a Berlino. Più radicali le misure adottate dall’Austria che da lunedì scorso ha imposto il lockdown per i non vaccinati vietando a chi non è immunizzato l’accesso a ristoranti, hotel, sport ed eventi culturali, mentre per andare al lavoro basterà presentare il tampone negativo.

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Quali le possibili modifiche in Italia?

"Pensiamo che al momento il Green pass in Italia stia funzionando bene anche come incentivo alla vaccinazione. Ma lo scenario è in continua evoluzione ed è possibile – spiega Greco – che delle modifiche vengano prese in considerazione". Sul tavolo vi è l’ipotesi di introdurre "in base al livello di rischio accertato" una certificazione più rigida rilasciata solo ai vaccinati o in caso di guarigione dal Covid. "Un’ipotesi – prosegue l’epidemiologo del Cts – è quella di fare risk assessment per alcune aree valutando, ad esempio, il grado di rischio nelle fabbriche e in altri ambienti di lavoro e modulare il Green pass in questa direzione per prevenire i contagi negli ambienti più soggetti alla diffusione del virus. Nei locali pubblici e nelle scuole penso che il Green pass debba essere mantenuto almeno fino a Natale".

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La validità rimarrà di 12 mesi?

"Dopo sei mesi – sottolinea Greco – diminuiscono gli anticorpi ma non l’efficacia del vaccino. Nel caso del Covid la quantità di anticorpi non è correlata alla protezione contro la malattia. Se si hanno gli anticorpi si è protetti ma non c’è una soglia. Interviene, infatti, l’immunità cellulo-mediata che non può essere misurata con l’analisi degli anticorpi nel sangue. Quello che conta non è il dosaggio degli anticorpi ma il numero di persone vaccinate che dopo sei mesi si ammalano. Negli ottantenni e nei sanitari, vaccinati tra gennaio e marzo 2021, l’incidenza della malattia è ancora bassissima. Per questo diciamo che il Green pass ha valenza 12 mesi".

I tamponi restano uno strumento affidabile?

Il tampone è considerato dagli scienziati "l’anello debole del Green pass". Il consigliere del ministro della Salute Walter Ricciardi ha affermato che "il tampone antigenico presenta un 30% di falsi negativi e dà un falso senso di sicurezza". "Per tale ragione – conclude Greco – è chiaro che la concezione del Green pass va rivista".