Green pass finiti sul web e scaricabili, scattano le inchieste

Il Garante muove la Finanza su migliaia di certificati verdi, "apparentemente autentici". Indagini a Roma e Milano

Green pass online, inchiesta del Garante privacy

Green pass online, inchiesta del Garante privacy

Roma, 20 novembre 2021 - Inchiesta del garante privacy sui Green pass. “Migliaia” di certificati verdi, “apparentemente autentici, disponibili on line all’interno di una nota piattaforma di file sharing e scaricabili da chiunque, con il serio rischio che possano essere manipolati o commercializzati”.

Questa la denuncia che arriva dagli uffici del garante per la protezione dei dati personali. Che raccoglie una segnalazione ormai virale in rete e rilanciata da diversi politici. “Considerata la gravità e la pericolosità di questa illecita diffusione di dati personali particolarmente delicati - c’è scritto nella nota –, il garante per la protezione dei dati personali ha avviato d’urgenza un’indagine per accertare le modalità con le quali questi dati siano finiti in rete e ha dato mandato al Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi tecnologiche della Guardia di Finanza di acquisire gli archivi on line e accertarne la provenienza”. 

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La denuncia

La denuncia viene rilanciata da Paolo Giuliodori, deputato marchigiano di Alternativa. "In queste ore sta circolando un video denuncia che dimostra come i Green pass dei cittadini italiani siano liberamente scaricabili da internet. In pratica, utilizzando un banalissimo programma di condivisione file, si possono scaricare archivi con migliaia e migliaia di Green pass, molti addirittura validi. Un danno enorme non solo per gli intestatari di questi Green pass, che vedono i loro dati violati, ma anche per l’operatività di tutto il sistema su cui si fonda la certificazione verde".  “Il database - ragiona Giuliodori - lascia pensare che ci sia stato un dataleak di dimensioni inquietanti. Chi risponderà di questa enorme falla?”. 

Le procure

Intanto, a quanto si apprende, sui Green pass sono stati aperti due fascicoli dalle Procure di Roma e Milano. Il primo è inerente all’indagine avviata anche dal Garante della  sui certificati disponibili all’interno di una nota piattaforma di file sharing, l’altro sui pass reperibili online. Sono in corso indagini per risalire agli indirizzi ip di chi ha caricato in rete i certificati e individuare chi li ha acquisiti. Lunedì si terrà un incontro tra il Garante della Privacy e il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi tecnologiche della Guardia di Finanza. 

Il video

Un video in cui una voce fuori campo spiega di aver scaricato "tutto l’archivio italiano" dei certificati fino al 15-16 ottobre, trovato su un comune programma di file sharing, circola sulle chat dei no Green pass, creando dibattito. "Lo Stato non è in grado di tutelare i dati sensibili", è la protesta di chi ha postato il video. C’è chi si informa su quale piattaforma di condivisione utilizzare per ottenere il certificato, ma anche qualche irriducibile che prende le distanze, sostenendo che se si è contrari all’obbligo di Green pass sarebbe ipocrita utilizzarne uno così. Un utente dello stesso gruppo sminuisce la portata della "fuga" di certificati perché si tratterebbe di pass che non servono a nulla, se non ai fini di studio. Su un altro gruppo, circolano notizie di Green pass in vendita a 250 euro, o due al prezzo di 450 euro.