Green pass falsi, 82 indagati e perquisizioni in tutta Italia. Dati rubati alle farmacie

Violati i sistemi sanitari regionali di Lombardia, Veneto, Lazio, Campania, Puglia e Calabria

Roma, 15 dicembre 2021 - Falsi Green pass: sono 82 gli indagati nell’inchiesta del pool cyber crime della Procura di Napoli che ha delegato alla polizia una serie di perquisizioni finalizzate a fare luce su un complesso sistema criminale, dedito alla messa in commercio di cedrtificati verdi fasulli, in grado di superare controlli. Si tratta di 15 persone già iscritte nel registro degli indagati e 67 loro clienti. Con la collaborazione del Ministero della Salute, i falsi Green pass individuati sono stati disabilitati, in modo da impedirne ogni ulteriore utilizzo e le pagine web create sono state sottoposte a un sequestro preventivo disposto in via d’urgenza dal pubblico ministero. I 'beneficiari' sobno stati scoperti nelle province di  tutta Italia, da Trento a Messina passando per Roma e Milano-Brianza. E potrebbe essere molto più ampio il numero di quelli che si sono rivolti all'organizzazione criminale nel corso del tempo.

Il sistema

I certificati verdi falsi sono stati acquistati da oltre 120 persone, che non avevano mai ricevuto alcun vaccino né eseguito alcun tampone, aggirando i presidi di sicurezza informatica dei sistemi sanitari di Lombardia, Veneto, LazioCampania,  Puglia e Calabria, attraverso intrusioni illegali. Le false certificazioni erano ottenute sfruttando i canali di accesso messi a disposizione delle farmacie per inserire i codici dei tamponi e dei vaccini effettuati e così generare il Green pass.  

Le tecniche

Le credenziali di accesso risultano carpite mediante sofisticate tecniche di phishing, attraverso email che simulavano quelle istituzionali del sistema sanitario, inducendo i titolari a collegarsi ad un sito web, anch’esso falso, perfettamente identico a quello del sistema sanitario. In altri casi, i falsi Green pass risultano prodotti ricorrendo a servizi di chiamata VoIP internazionali, capaci di camuffare il vero numero di telefono del chiamante e simulare quello del sistema sanitario regionale. In tali casi il simulato agente di servizi di supporto tecnico della Regione interessata induceva il farmacista ad installare nel proprio sistema un software di assistenza a distanza, che consentiva di assumere il controllo da remoto del computer e rubare così le credenziali di accesso ai sistemi informativi regionali. Quando l’accesso ai sistemi regionali richiedeva le credenziali SPID della farmacia, l’ostacolo risulta essere stato aggirato con sofisticate tecniche di vishing (voice-phishing), smishing (SMS-phishing) e l’impiego di siti-clone. Le indagini - consistite nell’analisi dei dati di connessione, di tabulati telefonici, delle caselle email e delle altre tracce lasciate dai traffici illeciti - hanno consentito di verificare che le tecniche criminose appena indicate sono state messe in campo anche per produrre i cd.