Green pass anche per mense e pulizie Salvini blocca l’estensione totale

La misura varrà solo per chi lavora nelle scuole. Slitta l’obbligo per i dipendenti di pubblico e privato. Resta la tensione nella maggioranza: la Lega minaccia di astenersi, ma voterà la conversione del decreto

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di Antonella Coppari

Contrordine. Oggi ci sarà solo un "mini-allargamento" del Green pass agli addetti alle mense e alle pulizie nelle scuole e nelle università, oltre ai lavoratori esterni che operano nelle Rsa. È l’effetto della doppia offensiva leghista: a Palazzo Chigi, Salvini è entrato in pressing su Draghi, mentre a Montecitorio il suo partito ha continuato a votare in modo difforme dalla maggioranza, ventilando l’astensione sul decreto che ha introdotto il passaporto vaccinale. A meno di colpi di scena, il governo oggi non forzerà le tappe: per l’obbligo per tutti i lavoratori bisognerà attendere un po’. Si farà gradualmente, ma si farà, assicura il ministro Speranza: "L’estensione del certificato verde non è una scelta politica". Circola già un abbozzo di cronoprogramma che arriva fino ad ottobre. Ora tocca al premier far quadrare il cerchio. Che ci sia o no oggi la cabina di regia, in consiglio dei ministri il nodo verrà affrontato.

Di sicuro, c’è che la giornata finisce come è iniziata: nella confusione. È mattino quando Salvini, che non accetta l’introduzione subito di un Super green pass, si attacca al telefono e chiede chiarimenti al premier. Quindi annuncia: "Ho parlato con Draghi, non risulta nessuna estensione del certificato vaccinale a tutti i lavoratori del pubblico e del privato", avverte nelle stesse ore in cui a Montecitorio il suo partito si sgancia dalla maggioranza votando due emendamenti di Fd’I e Alternativa c’è che chiedono di escludere dall’obbligo i minori di 18 anni e non di 12 come previsto. Un gesto forte, certo, come mettersi di traverso sul provvedimento sulla scuola: ma ben più dolorosa sarebbe stata l’astensione della Lega oggi sul voto di conversione del decreto. È proprio per scongiurarlo che Draghi accetta la frenata sull’ampliamento dell’obbligatorietà: oggi si interverrà sui lavoratori esterni di scuole, università e Rsa. Il secondo step – a meno di nuovi ripensamenti – dovrebbe arrivare la prossima settimana, con il lasciapassare che diventerebbe tassativo per tutte le categorie che frequentano i luoghi dove è richiesto ai clienti: ristoratori, camerieri, barman, gestori di locali e dipendenti di cinema e teatri, ma anche per istruttori sportivi di palestre e piscine. Coinvolti pure gli autisti dei mezzi di trasporto pubblico locale, come chi lavora a contatto con il pubblico, ovvero agli sportelli. Di qui alla pubblica amministrazione e al resto dei lavoratori del settore privato il passo è breve ma va ben articolato.

Da notare che professionisti come avvocati o commercialisti, al momento, non sono tra le categorie per cui si valuta l’obbligo, a differenza dei magistrati che rientrerebbero nel settore della pubblica amministrazione. Fermo restando che per l’accesso a strutture pubbliche, i tribunali ad esempio, anche i legali devono esibire il Pass. Il copione è suscettibile di cambiamenti: dipende dagli ostacoli da superare. Forse quello più serio per Draghi non è neppure la resistenza di uno dei partiti chiavi della sua maggioranza. Come ha ammesso lui stesso in conferenza stampa, non si può intervenire con l’obbligo sui luoghi di lavoro senza il consenso delle parti sociali e quel consenso per il momento non c’è. I sindacati accettano formalmente il Green pass ma con condizioni tali che lo spogliano di ogni significato, e che Draghi non può accettare.

Il problema è che il premier non vuole nemmeno cedere sull’altra richiesta dei sindacati e di Confindustria, avallata sul fronte politico dalla Lega: quella del tampone gratuito. Troppo caro, e troppo cedevole con i no-Vax. Si vedrà. Di sicuro, l’estensione dell’obbligo sul lavoro arriverà perchè è il perno della strategia del governo contro il Covid, ma il percorso si dimostra più accidentato di come non sia stato finora, e si comprende l’irritazione dell’altra parte della maggioranza dove molti invocano un intervento drastico e severo di Draghi. "La Lega fa tutto e il contrario di tutto – avverte il segretario Pd, Letta – ha superato ampiamente il limite". Gli fa eco Conte (M5s): "Non abbiamo bisogno di polemiche, invito il Carroccio a prendere una posizione chiara sul Green pass"". Intervento censorio che non rientra nei programmi del premier.