Stato-mafia, Graviano aveva un coltello in cella

Il boss disconosce la proprietà dell'arma, una lama rudimentale. Dopo il ritrovamento è stato trasferito in un altro carcere

Giuseppe Graviano (Ansa, archivio)

Giuseppe Graviano (Ansa, archivio)

Roma, 10 giugno 2017 - Dopo le intercettazioni,emergono ancora nuovi elementi sulla permanenza del boss mafioso Giuseppe Graviano al carcere di Marino del Tronto ad Ascoli Piceno. Il boss di Brancaccio, le cui intercettazioni su presunte 'cortesie' a Silvio Berlusconi, emerse ieri, sono state depositate agli atti del processo sulla trattativa Stato-Mafia in corso a Palermo, aveva un coltello nella sua cella del supercarcere. Il ritrovamento della lama risale a circa un mese e mezzo fa, nascosta nell'intercapedine del letto. Subito dopo la scoperta, il detenuto è stato trasferito in un altro carcere di massima sicurezza, mentre la procura ascolana ha aperto un'inchiesta, contestando a Graviano il porto abusivo di arma e il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha avviato un'indagine interna. 

Graviano ha fatto ricorso contro il sequestro della lama, che sostiene non essere sua, e l'udienza è fissata per lunedì davanti al Tribunale del Riesame ascolano. Non è chiaro come il coltello, di tipo rudimentale -una lama piuttosto lunga, con un'impugnatura realizzata con del nastro isolante -, abbia potuto superare i controlli del carcere di Marino del Tronto, dove il boss stragista era detenuto in regime di 41 bis. Sulla vicenda, per ora, non è arrivato nessn commento da parte della Direzione dell'istituto di pena.

Inanto è intervenuta la figlia di Silvio Berlusconi, a proposito delle intercettazioni in cui il boss mafioso chiamava in causa il padre ed ex presidente del Consiglio. "Sono illazioni prive di fondamento, fandonie", ha commentato con poche lapidarie.