Governo: tagliare l’Irpef abolendo gli sconti fiscali. Così Draghi vuol abbassare le tasse

No alla patrimoniale. Draghi aggredirà la giungla delle agevolazioni e ridurrà la pressione sui ceti medi e bassi. Ma niente flat tax

Tasse: confronto con l'Europa

Tasse: confronto con l'Europa

"Non prevediamo aumenti di imposte, ma una rimodulazione delle aliquote in senso progressivo e più equo, che riduca il prelievo sui redditi da lavoro". Firmato Mario Draghi. Proprio mentre tutti i leader (o quasi) tentano di tirare per la giacchetta il premier incaricato, il diretto interessato, nell’ultima giornata di consultazioni, non esita a mettere in chiaro i capisaldi del riassetto tributario al quale intende mettere mano.

Grillo: "Voto su Russeau? Aspettiamo"

La proposta di Flat tax, con buona pace di Matteo Salvini, va in soffitta. Ma, in compenso, non ci saranno incrementi di tasse, né Imu né Iva. Il che, però, non significa che l’assetto fiscale rimarrà invariato. Anzi. L’ex governatore della Bce, ma anche i possibili ministri dell’Economia in pectore (da Daniele Franco, attuale direttore generale di Bankitalia, al numero uno dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, agli economisti Dario Scannapieco e Veronica De Romanis), hanno un’impostazione che vede nel fisco una leva di politica redistributiva (come il Pd). Senza che il peso delle tasse, però, si riveli un disincentivo a investire e fare impresa (come rivendicano Forza Italia e Lega) o anche a svolgere attività di lavoro autonomo. Comune e condivisa è l’esigenza non più rinviabile di sfoltire la giungla di leggi, adempimenti, regole e astrusità tributarie che ha trasformato il nostro sistema in un inferno.

Recovery Fund, svolta della Lega a Bruxelles

Stando alle ultime indicazioni, è probabile che la rimodulazione dell’Irpef, come l’ha definita Draghi, segua la traccia indicata dai dem nella proposta messa a punto dal giovane economista Emanuele Felice: l’obiettivo è quello di garantire progressività anche per le aliquote marginali effettive sul modello tedesco dell’equivalente dell’Irpef, che prevede una graduale progressività. L’idea è innanzitutto quella di ridurre l’imposizione fiscale per le classi basse e ancora di più per quelle medie, facendo aumentare l’incentivo a lavorare e a guadagnare.

Un esempio per capirci. Il prelievo attuale applicato su un’eventuale quota aggiuntiva di reddito (cosiddetta "aliquota marginale effettiva") determina effetti anomali: con un aumento di reddito di 1.000 euro per guadagni tra i 35mila e i 40mila euro, l’Irpef finisce per assorbire più di 600 euro, facendo calare l’incentivo a produrre reddito fino ai 40mila euro. Una progressività "continua", invece, impedirebbe questa distorsione. È altrettanto verosimile, però, che a pagare il taglio dell’Irpef non siano i redditi medio-alti, come nell’ipotesi del Pd: e Draghi, del resto, ha garantito a Lega e FI che le tasse non aumenteranno per nessuno. A finanziare la sforbiciata sarà lo sfoltimento dell’enorme mole delle tax expenditures, le agevolazioni fiscali per centinaia di categorie e micro-settori.

La svolta green del banchiere centrale sarà il criterio per usare le forbici: via gli incentivi per le attività inquinanti. E questo si rivelerà il terreno di incontro col mondo grillino. Così come lo sarà anche la proroga del super-bonus del 110% (ben vista anche da leghisti e azzurri, più che dal Pd): incentivo green e fattore di ripresa per un ambito-chiave, quello dell’edilizia.

Venendo ai dossier più immediati, però, Draghi dovrà mettere mano al decreto per il rinvio delle cartelle fiscali in arrivo (50 milioni di atti) e, anche escludendo condoni, trovare comunque la via per chiudere con le tasse sospese e non pagate: e le soluzioni non potranno che passare attraverso le classiche rottamazioni con l’aggiunta di qualche forma di sanatoria.

Approfondisci:

Governo Draghi: come sono andate le consultazioni con le parti sociali

Governo Draghi: come sono andate le consultazioni con le parti sociali