Giovedì 25 Aprile 2024

Governo in stallo, non si sblocca nulla. Diktat della Corte dei conti: giù le tasse

Palazzo Chigi insiste sul taglio dell’Iva ma la maggioranza è spaccata. Gualtieri tiepido. Convocato per oggi un nuovo vertice Previsto per luglio un altro scostamento di bilancio di 1520 miliardi. La proposta: incentivi alle imprese per non usare la Cig

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La quantità di problemi che assediano Palazzo Chigi fa tremare le vene ai polsi. Sul tavolo di Conte sono accumulati una massa di dossier aperti ma lui si mostra imperturbabile: "Li chiuderò quanto prima". Non è un caso che – alle nove di sera – fa filtrare la proposta, discussa qualche ora prima con il presidente dell’Inps Tridico, di una defiscalizzazione del costo del lavoro per le imprese che riducono il ricorso alla cassa integrazione. Lancia il sasso tra le acque di una maggioranza agitate anche dal j’accuse della Corte dei conti: "La situazione è grave, una riforma del fisco non è più rinviabile".

Ne prende atto il premier, che non intende rinunciare al taglio dell’Iva: selettivo (per i settori più colpiti dal Covid: ristorazione, turismo e commercio al dettaglio), limitato nel tempo e legato al pagamento con carta di creditobancomat. Sa che i partiti che lo sostengono vogliono altro, eppure insiste: "Serve per rilanciare i consumi e dare fiducia agli italiani". Consapevole che lo scostamento di bilancio di 15-20 miliardi annunciato dal ministro Gualtieri gli garantisce un gruzzoletto di euro ma non la bacchetta magica per uscire dall’impasse. Che le nuove stime del Fmi sul Pil italiano in caduta del 12,8% contribuiscono ad aggravare.

Tra i problemi più impellenti, il decreto annunciato per luglio dal ministro dell’Economia che conterrà misure per la cassa integrazione, a favore dei comuni e delle imprese. Non ci saranno interventi a pioggia: inevitabilmente qualcuno resterà deluso. Nessun problema, avverte Conte: "Questo provvedimento tapperà le principali falle". Per mostrare che è intenzionato ad accelerare, fissa per oggi l’ennesimo vertice di maggioranza per discutere di alcuni fra i dossier più scottanti, da Alitalia ad Autostrade. In realtà, solo quest’ultimo sembra aver fatto passi avanti: l’ipotesi di accordo prevederebbe l’ingresso dello Stato con la riduzione della quota di Benetton. Che il governo vorrebbe minoritaria, mentre i Benetton no, Senza contare l’ostilità di gran parte dei Cinquestelle a questa soluzione.

In agenda anche il decreto semplificazione: freme il premier, ma a rallentare l’approdo in consiglio dei ministri lo scontro sullo sblocco dei cantieri tra M5s e Pd che respinge l’idea di estendere alle grandi opere il "modello Genova". Ecco perché il Cdm decisivo potrebbe esserci non prima della prossima settimana, anche per il varo del piano nazionale delle riforme da inviare a Bruxelles.

In questo quadro, piove la dura richiesta della Corte dei conti che, con il procuratore generale Fausta Di Grazia avverte: "Appare non più rinviabile un intervento in materia fiscale che riduca, per quanto possibile, le aliquote sui redditi dei dipendenti e dei pensionati che, pur essendo fuori dal circuito produttivo, frequentemente sostengono le generazioni più giovani".

A chi lo ha sentito in queste ore, Conte ha giurato e stragiurato di non essere rimasto spiazzato: "Ho detto in varie occasioni che voglio fare la riforma fiscale". Il problema, come è noto, sono le risorse.

Non stupisce dunque che, incontrando il presidente dell’Inps Tridico abbia manifestato la sua "insoddisfazione" per il meccanismo della Cassa integrazione che registra ancora 150mila domande inevase. Lanciando l’idea di incentivare le aziende a non ricorrervi in cambio di una robusta defiscalizzazione del costo dei lavoratori. Siamo ancora alle ipotesi, alle proposte, ai ragionamenti. Alla fine, però, almeno su alcuni punti la decisione del premier arriverà davvero. Questione di forza maggiore: su dl luglio, su Autostrade, sul Mes e sul dl semplificazione bisognerà concludere nelle prossime settimane. La vera domanda non è se e quando Conte si assumerà la responsabilità di una decisione, ma se e quanto la maggioranza e il governo saranno in grado di reggere i contraccolpi nel paese e in Parlamento.