Google è triste Mettiamo amore nel motore

Leo

Turrini

Diciamolo: non ci voleva la certificazione di Google, il più importante motore di ricerca in Rete, per scoprire che in questo disgraziato 2020 le parole più cercate dagli italiani sono tutte figlie del Covid: coronavirus, tamponi, mascherine, addirittura amuchina e lievito di birra, perché bisogna tenere le mani ben pulite e organizzarsi magari per confezionare il pane in casa. Ora, non c’è dubbio che su una cosa saremo tutti d’accordo, in questo rattristato Paese: sarà un gran giorno, quando questi termini spariranno dal nostro vocabolario quotidiano.

Nel frattempo, però, propongo sommessamente di metterci avanti con il lavoro. Non se ne può più di sentir evocare la resilienza, che alcuni sospettano sia una insalata esotica. Basta con gli inglesismi: stop alle task force, finiamola di evocare lo smart working, chiamiamo il lockdown chiusura, il Black Friday non si offende se lo etichettiamo venerdì degli sconti e ha già stufato persino il cashback (ammesso che funzioni). Qui si parla tanto di grandi riforme e ce ne sarebbe pronta una a costo zero: usare l’italiano (che tra parentesi è una lingua molto più bella e più ricca).

Di più. Facciamola finita con le sigle, i codici e bla bla bla. È mai possibile che Dpcm sia ormai un vocabolo al centro delle nostre conversazioni quotidiane? La pandemia già ha sconvolto le nostre vite, perché diavolo deve stravolgere anche le nostre forme di espressione?

Infine, ci sono le parole che sarebbe bello riscoprire nell’anno che verrà: come cantava Lucio Dalla, qui c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra. Ma non verrà la guerra, o forse è già venuta e la stiamo combattendo come possiamo, quasi senza rendercene conto.

E allora, ecco uno stringato elenco di termini per il 2021. Guarigione. Rinascita. Sollievo. Emozione. Speranza. Solidarietà. Bellezza. Soprattutto, io suggerirei la parola che le racchiude tutte. Come ci hanno insegnato i Beatles, "all you need is love". In fondo, tutto ciò di cui abbiamo bisogno si chiama, appunto, Amore.

Con la maiuscola.