Sabato 20 Aprile 2024

Golpe Borghese: una strana notte mezzo secolo fa

Il Censis ci ha informati ieri che il 43,7 per cento degli italiani è favorevole alla pena di morte, e una cospicua maggioranza è disposta a sacrificare le proprie libertà personali in cambio di benessere economico e sicurezza. È curioso che questi dati arrivino esattamente a cinquant’anni di distanza da un fatto probabilmente rimosso dalla memoria dei più vecchi, e sconosciuto ai più giovani: il tentato golpe Borghese. La notte fra il 7 e l’8 dicembre 1970 gruppi neofascisti, militari e uomini dei servizi segreti cercarono, con il favore delle tenebre, di occupare i centri nevralgici dello Stato.

Erano agli ordini del principe Junio Valerio Borghese, 64 anni, ex comandante della X Flottiglia Mas. Dopo la guerra, nel 1951 era diventato presidente onorario del Msi, che aveva però lasciato nel 1953, considerandolo un partito “troppo moderato”. Nel 1968 aveva fondato il Fronte Nazionale per contrastare quella che riteneva la deriva politica, sociale e morale della molle, detestabile democrazia. Erano anni di grandi tumulti, scontri di piazza, morti feriti e attentati.

In questo contesto maturò il tentato golpe Borghese. Il piano prevedeva l’immediata messa al bando di comunisti e sindacalisti; poi la proclamazione di una Repubblica presidenziale e un governo di militari. Ma fallì. Per chissà quale misterioso motivo, fu lo stesso Borghese, nella notte, a dare il contrordine. Dopo di che riparò in Spagna, dove morì quattro anni dopo in circostanze sospette. Ma il suo tentato golpe resta a ricordarci quanto sia facile, quando un popolo è obnubilato dalla paura, che arrivi qualcuno a sopprimere le libertà offrendo in cambio ordine e sicurezza.

Un’ultima annotazione a margine. Nel settembre di undici anni fa andai a seguire un’udienza dell’ennesimo processo per la strage di piazza della Loggia a Brescia (1974) e a un certo punto, nell’aula quasi deserta perché ormai quella storia non se la filava più nessuno, vidi entrare Febo Conti, uno degli eroi dei miei pomeriggi da bambino di fronte alla Tv dei ragazzi. Non capivo che cosa c’entrasse. Era lì, l’ex presentatore televisivo, in qualità di testimone. Gli chiesero se era vero che – nel caso fosse andato a buon fine il golpe Borghese – sarebbe stato lui a dare l’annuncio a reti unificate. Così scoprimmo che l’Italia è il Paese in cui un colpo di Stato viene comunicato al popolo dal presentatore di “Chissà chi lo sa?”. Il Paese, insomma, in cui anche la tragedia cede immediatamente il posto alla farsa. Ma questo è un altro discorso.