Mercoledì 24 Aprile 2024

"Gli negarono l’ostia Mio figlio in lacrime"

MESTRE (Venezia)

Ha visto suo figlio in lacrime, scacciato dall’altare, allontanato dal prete senza la comunione. Come fosse un appestato. Durante la messa, davanti a tutti, senza che nessuno dei parrocchiani alzasse un dito in quel momento o tirasse su la cornetta del telefono per esprimere solidarietà nelle ore, nei giorni successivi. Soli erano rimasti lui, la moglie, la figlia e Francesco, 17 anni e l’urgenza di non nascondere la sua omosessualità. Alla famiglia, alla Chiesa che l’aveva visto crescere in oratorio e animare la liturgia con la sua chitarra prima di ’condannarlo’. "Non ci potevo credere, in un attimo eravamo tagliati fuori dalla parrocchia – torna a vent’anni fa Roberto Stevanato, classe 1946, docente di Biochimica all’Università Ca’ Foscari di Venezia –. A quel punto potevamo scegliere se continuare a frequentare la parrocchia, a testa bassa, come se non fosse successo nulla, oppure andarcene. Francesco era più importante della comunità che ci aveva messo alla porta".

Educazione cattolica, fedeltà al Catechismo, per Stevanato non è stato facile lasciarsi alle spalle la Chiesa. E nemmeno accogliere la condizione del figlio. "Sinceramente a me e mia moglie in un primo momento è cascato il mondo addosso – spiega –. Ci era stato insegnato che l’omosessualità è un disordine personale, un peccato. Era il nostro retroterra, ma, guardando Francesco negli occhi, gli abbiamo detto che era nostro figlio sempre e comunque. Solo l’avevo invitato ad essere un po’ prudente: temevo potesse succedergli qualcosa di male".

Preoccupazioni di un genitore, non di un ragazzo che chiedeva solo di essere accolto anche in parrocchia per quello che è. Così Francesco si è dichiarato al vicario parrocchiale in confessionale, gli è stata negata l’assoluzione e a messa, la domenica successiva, è stato rimandato al posto senza l’ostia. Troppo per la sua famiglia che ha vissuto un ’esodo’ dalla Chiesa, madre e matrigna, per circa un ventennio. "Anni durante i quali – confida Stevanato – non si è fatto sentire nessuno della parrocchia, salvo l’anziano parroco per le feste comandate; anni in cui siamo entrati in contatto con l’Agedo, l’associazione dei genitori di persone Lgbtq, e ci si è aperto un mondo". Grazie all’incontro con altri papà e mamme nella stessa situazione, Stefanato ha fondato un gruppo di genitori cattolici di persone Lgbtq, attivo nel Veneziano.

g. p.