Mercoledì 24 Aprile 2024

"Gli italiani stanchi della guerra Vince la paura di perdere tutto"

Il professor Galli della Loggia: c’è un problema culturale, non accettiamo sacrifici e mancano partiti con ideali

di Marcella

Cocchi

Il governo Draghi ha portato a casa il via libera alla risoluzione di indirizzo sulla guerra in Ucraina, ma la sensazione è che l’opinione pubblica sia sempre più stanca di questo conflitto. Come se da esso non dipendesse anche l’assetto futuro del pezzo di mondo in cui noi italiani e occidentali potremo vivere.

Professore Ernesto Galli della Loggia, storico e politologo, gli europei dopo grandi proclami sono già stufi?

"Sì, direi che è molto più di una sensazione. Ma non credo che si possa fare un discorso uguale per tutti gli europei".

Draghi invita a “non cedere” perché i cedimenti ci sono...

"Innanzitutto l’Italia è il Paese d’Europa dove ci sono più simpatizzanti per Putin o, comunque, dove molti hanno atteggiamenti benevolmente comprensivi nei suoi confronti. Questa è una specificità italiana che si combina con la stanchezza e con i disagi economici".

Razionamento del gas, inflazione, tassi, crisi del grano: sono le conseguenze economiche della guerra a raffreddare la solidarietà verso l’Ucraina oppressa?

"Intanto bisogna distinguere: non tutto deriva dall’effetto delle sanzioni. L’aumento del prezzo del gas, per esempio, dipende strettamente dalle decisioni di Putin. Ma la verità è che gli italiani sono molto attaccati al proprio particulare, alle proprie tasche, al proprio benessere. Qualunque cosa comprometta questo benessere non è tollerabile, perché subentra la paura di perdere tutto questo".

Non eravamo un popolo di sognatori?

"Ma quale popolo di sognatori, siamo un popolo attaccato all’automobile, alle vacanze, alla vita quotidiana. Gli italiani non sono molto propensi a battersi per gli ideali, per la libertà degli oppressi".

La stanchezza dell’opinione pubblica è anche culturale?

"Certo che è un problema culturale, nessuno vuol fare la guerra, nessuno vuol prendere in considerazione il fatto che ci sia la guerra, gli intellettuali, i media non aprono mai il dibattito sulla necessità di aumentare le spese della Difesa. Dire che “l’Italia ripudia la guerra” come se bastasse scrivere cinque righe in una Carta costituzionale per evitare il conflitto bellico non ci mette al riparo: noi ripudiamo? Ma magari c’è chi ci bombarda lo stesso".

Non facciamo la guerra da 70 anni, eppure diamo per acquisiti i diritti e gli agi della libertà post bellica.

"L’Italia però ne ha fatte tantissime di guerre: quelle mondiali, la guerra in Libia, in Etiopia. Forse anche per questo non ne vuole fare più".

Perché i governi non parlano più onestamente ai cittadini dicendo di prepararsi ai sacrifici (nonostante i decreti per i sostegni al carovita)?

"Mi sembra però che Draghi lo abbia fatto: quando in Parlamento disse “bisogna scegliere tra la libertà e l’aria condizionata” si prese una serie di critiche, per non dire di pernacchie. Ma oltre a Draghi, il governo è fatto dai partiti. E i partiti italiani non hanno uno straccio di idee, non fanno un congresso da anni, non riescono a parlare alla gente, non hanno più giornali di riferimento, sono totalmente autoreferenziali. Per invitare la gente ai sacrifici bisogna trovare le parole adatte, aver fatto delle letture…".

Il primo ministro inglese Boris Johnson mette in guardia dal rischio che la gente non riesca più a vedere che questa è una battaglia vitale per i nostri valori. Perché questo messaggio si sta fiaccando giorno dopo giorno?

"In Europa c’è una forte mancanza di leadership, Johnson è uno che creava leggi contro i party in pandemia e poi li faceva lui. Con tutto lo sforzo, sembra un impiegato del catasto. Anche Macron dopo le legislative dovrà scendere a compromessi. Si tratta di una classe politica che non riesce a trattare alla pari con gli Stati Uniti. Gli europei non hanno voluto per 40 anni sganciare una lira per le armi: come meravigliarsi se dipendiamo dagli Usa...".

Parliamo della tenuta sociale. Ritiene possibile che nel nostro Paese monti un’onda di malcontento simile ai gilet gialli francesi?

"In realtà nacquero in Italia, ricordate i forconi? Ma secondo me la gente non andrà per le strade contro la guerra ora".

Che previsioni fa?

"La guerra durerà ancora a lungo dal punto di vista militare, politico e psicologico".