Giovedì 25 Aprile 2024

Gli incentivi? Costi maggiori dei benefici

Marco

Fortis

I dati sul Pil italiano diffusi ieri offrono uno spaccato preciso della robusta crescita economica che ha interessato il nostro paese nel biennio 2021-2022. In due anni l’economia è progredita del 10,9%. E il rapporto debito pubblicoPil è diminuito di 10,2 punti percentuali rispetto al 2020. L’Italia è cresciuta di più della media delle economie avanzate sia nel 2021 sia nel 2022; più dell’Euro area, più degli Stati Uniti e più del Giappone. Nel 2022 ha fatto meglio anche della Cina. Unica nota stonata gli extracosti dei bonus edilizi, il superbonus 110% e il bonus facciate, che hanno comportato un forte aggravio del deficit pubblico in rapporto al Pil, rialzato al 9,7% (+0,2 punti) e al 9% (+1,8 punti), rispettivamente, nel 2020 e il 2021 e fissato all’8% per il 2022. Nello stesso tempo, appare chiaro che gli investimenti in edilizia residenziale hanno contribuito nel 2021 per un +1,5% dei 7 punti percentuali complessivi di aumento del Pil e per un +0,5% all’aumento complessivo del 3,7% del 2022. Per un confronto, il contributo al Pil degli investimenti in macchinari e impianti, cioè del capitale fisso che genera un aumento virtuoso immediato di competitività e innalza la crescita potenziale nel lungo periodo, è stato dell’1% nel 2021 e dello 0,6% nel 2022, quindi non molto inferiore a quello delle abitazioni nel 2021 e perfino superiore nel 2022, nonostante gli enormi incentivi introdotti a favore dell’edilizia. In definitiva, un contributo alla ripresa i superbonus edilizi lo hanno certamente dato ma molto inferiore a quanto tanti pensano e con costi pubblici ragguardevoli, senza considerare lo strascico di frodi che essi hanno generato. L’edilizia è un settore importante dell’economia e merita indubbiamente stimoli che abbiano carattere strutturale e permanente ma tali stimoli devono essere corretti, trasparenti ed equilibrati e non insostenibili come i recenti bonus.