Giovedì 18 Aprile 2024

Gli ergastoli, le certezze e tanti misteri

Un ergastolo è un punto nella grammatica giudiziaria di una comunità. L’ergastolo a Paolo Bellini, condannato ieri per l’attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, è un punto esclamativo per il nostro Paese e potrebbe segnare, dopo 13 processi in 42 anni, l’affermazione di quella che i procuratori generali e poi la Corte d’Assise hanno chiamato "strage di Stato". Tre ore di camera di consiglio sono bastate per dire che 85 morti e oltre 200 feriti sono stati provocati dalla mano di cinque terroristi neri (tre condannati in via definitiva, per uno – Gilberto Cavallini – si aprirà l’appello nel 2023 forse insieme con Bellini), finanziati dai vertici della Loggia P2 grazie ai soldi del Banco Ambrosiano. Per i pg agì la destra eversiva, dai Nar ad Avanguardia Nazionale.

I mandanti? Licio Gelli e Umberto Ortolani, favoriti da una ragnatela di depistaggi e servizi segreti deviati.

Ma è proprio qui che si apre lo scenario più interessante: come le motivazioni di questo processo anche sui mandanti (tutti morti) cementeranno il legame tra Gelli, i conti svizzeri e i ‘neri’? La grammatica processuale della Strage di Bologna dall’inizio ha dovuto fare i conti con silenzi, fermate improvvise, ossimori. Anche oggi, ad esempio, la prova documentale bancaria del finanziamento non è emersa. Né quella del passaggio di un milione di dollari ai terroristi ragazzini a Roma il 31 luglio 1980. E’ spuntato un ‘pizzino’, sequestrato nella villa del Venerabile, certo. Ma i contanti non lasciano tracce. E poi le confessioni: gli imputati si sono accollati qualsiasi reato, ma non la bomba. D’altronde come si può rivendicare un eccidio?

I misteri non si contano. Pensate ai possibili legami con l’omicidio di Piersanti Mattarella, in Sicilia. O alla famosa pista palestinese: tutto archiviato per Thomas Kram e Margot Christa Frohlich, due ex terroristi tedeschi delle ‘Revolutionaere Zellen’. Ma per i magistrati la presenza a Bologna il 2 agosto 1980 di Kram è "incomprensibile", "ingiustificata" e "alimenta un grumo di sospetto". Le motivazioni del processo sul quinto uomo possono davvero essere il punto che manca.