Mercoledì 24 Aprile 2024

Gli elettori ex Pci hanno già scelto la Lega

Pierfrancesco

De Robertis

Quando Matteo Salvini ha scelto di impiantare la sede romana della Lega in via delle Botteghe oscure e ha messo il carico da undici paragonando il Carroccio a Berlinguer, a sinistra è stato tutto uno stracciarsi le vesti. "Prima di parlare di Berlinguer si sciacqui la bocca", hanno detto più o meno tutti gli eredi del Pci, quelli che conservano la foto del leader sardo accanto all’effige della Madonna pellegrina. Ora, al di là degli indubbi meriti storici di Berlinguer come al di là del fatto che il campione della questione morale fu comunque segretario di un partito che anche con lui al vertice si faceva finanziare da una delle dittature più sanguinarie del Novecento (è peggio farsi dare i soldi da Enimont o da Breznev?), l’indignazione di Zingaretti, Landini e altri si arresta di fronte ai risultati elettorali che la Lega ha ottenuto negli ultimi anni in tutte le roccaforti operaie del Paese. Sesto San Giovanni, Terni, Piombino, tanto per citarne alcune, sono città simbolo delle lotte dei lavoratori dove la sinistra non governa più da tempo.

Da cinque o sei anni il Pd si è sempre più contraddistinto come il partito della ztl, quello dei ceti sociali medi o impiegatizi, mentre secondo tutti gli studiosi di flussi e di demografia elettorale nelle grandi fabbriche i consensi per la sinistra sono crollati. Quei "valori" di cui Salvini parla adesso, riferendoli alla Lega come prima a Berlinguer, la sinistra non li rappresenta più. Un po’ perché gli operai sono diminuiti, e molte fabbriche lavorano adesso in Romania o in India, un po’ perché la sinistra ha scelto la strada più comoda di rappresentare i garantiti, che sono i pensionati, i dipendenti pubblici, quelli a reddito fisso abbandonando a loro stessi i più esposti agli imprevisti di una società mobile come quella attuale, ossia i lavoratori interinali, le partite Iva, gli inoccupati. Sono loro i più deboli, ma gli eredi di Berlinguer non li rappresentano più. L’epoca dei diritti sta cedendo il passo a quella delle opportunità, ma la sinistra non se ne è accorta.