Venerdì 19 Aprile 2024

Gli artisti sono sopra le parti Chiedere abiure non ha senso

di Davide Rondoni

Cosa significa per il mondo culturale "schierarsi" in casi di scontri e conflitti? La domanda è profonda e ricorrente. E non sopporta risposte semplici. È emersa in queste ore a seguito della iniziativa de La Scala e di altre istituzioni nel mondo: l’esclusione dal podio di un noto direttore di orchestra, Valery Gergiev, russo e estimatore di Putin, se non procede a una abiura, peraltro chiesta da politici, i sindaci, come Sala. La questione è spinosa e va affrontata in modo non ideologico.

La storia è piena di artisti che hanno pagato per le loro idee, a volte deprecabili o più accettabili, a volte sacrosante. Una risposta alla domanda dipende anche dai presupposti. Se da un lato la cultura e l’arte non vivono fuori dal mondo e dalle dinamiche della politica e del potere, e quindi anche dai cambi di lettura storica che i cambi di potere determinano, dall’altra parte occorre intendere "come" vivono nel mondo. Replicando allo stesso modo i conflitti? Motivo per cui un palestinese non dovrebbe esser artista in Israele, o stando a un recente conflitto europeo, un croato in Serbia o viceversa? O un tedesco non doveva essere artista negli Stati Uniti al tempo della Seconda guerra mondiale? Rappresentanti de La Scala rispondono che in presenza di un attacco all’Europa (anche se l’Ucraina non è formalmente nella Ue) il teatro più rappresentativo d’Europa deve prendere una posizione netta. Certo, ma come?

L’ultimatum del sindaco Sala al direttore d’orchestra ha provocato reazioni in altri artisti russi. I quali si chiedono se La Scala procederà a pretendere di sapere anche dai musicisti (non solo al direttore) e ai ballerini russi che cosa pensano, forse con non pochi problemi per gli stessi a schierarsi contro il proprio Paese. Il punto dunque, ripeto, è il "come" la cultura (che, ad esempio, non ha fatto domande nel caso della gestione cinese della pandemia che pure ha provocato milioni di morti) debba comportarsi in un conflitto geopolitico. Aderendovi meccanicamente oppure, dichiarando certo le proprie idee e le condanne alla violenza, mostrando un altro modo di leggere e affrontare le differenze? Non sarebbe questo il compito della cultura? Le sue istituzioni devono essere strumenti e tribunali politici? O favorire della storia letture più complesse e altre dinamiche?