Mottarone, gli amici sgomenti: "Tadini non è mai stato cinico"

Il capo servizio è considerato un buono. "Fin da piccolo aveva una forte fede"

L'avvocato Marcello Perillo, legale di Gabriele Tadini (Ansa)

L'avvocato Marcello Perillo, legale di Gabriele Tadini (Ansa)

"Un patatone". Proprio così viene definito Gabriele Tadini da un suo compagno di scuola alle medie, Marco Gubian, oggi titolare dell’omonima attività di stampa e sviluppo fotografie in un vicolo corto e stretto nel centro storico di Stresa. "Un patatone", il capo operativo della funivia Stresa-Mottarone che, secondo quanto ricostruito dalla procura di Verbania, con la scelta di lasciare inseriti i forchettoni nella parte alta della cabina, ha contribuito al gravissimo incidente di domenica, costato la vita a 14 persone, tra cui due bambini di 5 e 2 anni.

Fa specie quella definizione ora. Eppure questo suo compagno assicura che "il Tadini" è sempre stato un ragazzo "allegro, ben disposto verso gli altri e pacifico". "Molto credente già ai tempi della scuola, come la sua famiglia". Non una posa, quindi, il suo pregare nella cella del carcere di Verbania, dove attualmente si trova in isolamento. "Non un uomo cinico, non un uomo dominato dalla cupidigia", assicura il compagno degli anni delle medie.

Da qui lo sconforto e l’incredulità per quello che si è appreso sul suo operato in questi giorni: "Non voglio giudicare – dice da dietro gli occhiali –. Lui sicuramente è uno preparato e competente, lavora da tanti anni in quel settore e quindi non è uno che, da questo punto di vista, può farsi manovrare. Forse bisognerebbe approfondire quali erano le dinamiche all’interno della società di gestione della funivia", ossia la Ferrovie del Mottarone, alla quale fanno riferimento anche gli altri due fermati: Luigi Nerini, che ne è il proprietario, ed Enrico Perocchi, direttore dell’esercizio.