Martedì 16 Aprile 2024

Gli amichetti spariti 29 anni fa "Guardate in quelle due ville"

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di Nino Femiani

Per la procura di Palermo la verità su questo cold case è, ormai, impossibile da raggiungere: sono passati quasi 30 anni e le prove si sono sbiadite con il tempo. Perciò per la seconda volta i pm palermitani chiedono di mettere la parola fine alle indagini. Non così le famiglie di Mariano Farina e Salvatore Colletta, i ragazzini di 12 e 15 anni spariti il 31 marzo 1992, a Casteldaccia (Palermo) che si aggrappano al sentimento e alla voglia tenace di ottenere verità e giustizia. Il dito viene puntato su alcune ville e su una cisterna. "Bisogna indagare ancora più a fondo, ci sono troppe ombre", dicono i familiari dei due ragazzi. Di cosa si tratta? La prima è la villa di un imprenditore dove i ragazzi sarebbero entrati per rubare. La seconda è una villetta di Casteldaccia, abitata dai mafiosi all’inizio degli anni Novanta, dove si svolgevano summit alla presenza del capoclan Bernardo Provenzano. Ladruncoli uccisi dalla mafia o testimoni involontari delle trame tessute dal padrino? Puniti per aver fatto o visto qualcosa che non dovevano fare o vedere? E poi fatti sparire con l’acido all’interno di una cisterna che apparteneva a due gregari di basso livello della gerarchia mafiosa? Tanti, troppi interrogativi senza risposta. È soprattutto sulla villa sul lungomare in contrada Gelso che si concentrano le attenzioni. Ad accendere i riflettori è Ciro Colletta, fratello di Salvatore che oggi ha 42 anni. Nel 1992 aveva parlato di una villa dove era stato il giorno prima della scomparsa con il fratello e con Farina. Disse che lì avevano rubato qualcosa, ma all’epoca gli investigatori sbagliarono villa. Ecco cosa raccontò Ciro (nelle scorse settimane è stato nuovamente sentito): "Farina fece il bagno e poi entrò in una villa per farsi la doccia, non voleva che sua madre sentisse l’odore della salsedine. Ma lì non c’era l’acqua. Mariano si spostò allora nell’abitazione accanto. Lo sentimmo esclamare ‘qua c’è il ben di Dio’". C’era una grande gabbia, con un merlo indiano e anche un coniglio. E poi ancora una gabbia vuota e una canna da pesca. I ragazzi presero tutto, si divisero la refurtiva. Ipotesi e sospetti che la procura sostiene di aver verificato a fondo senza risultato, tanto che ora chiede l’archiviazione. I familiari invece – forti anche delle parole di vecchi collaboratori di giustizia come Nino Giuffré, Salvatore Augello, Francesco Colletti e Filippo Bisconti – ritengono che occorra continuare a indagare. La loro convinzione è che Mariano e Salvatore siano tornati il giorno successivo in quella villa per un nuovo colpo, ma stavolta abbiano trovato un killer ad attenderli. La parola passa ora alla gip Antonella Consiglio, che aveva dato sei mesi per nuove indagini.