Mercoledì 24 Aprile 2024

Gli americani si fidano solo di lui

Lorenzo

Castellani

Quando si tratta di Italia, il sistema internazionale si fida fino in fondo soltanto di Mario Draghi. Una tesi ulteriormente avvalorata dal recente viaggio degli Stati Uniti, dove il Presidente del Consiglio uscente ha ricevuto un premio prestigioso con plausi che vanno da Henry Kissinger al Presidente Biden. Il sotto testo della rete americana a sostegno di Draghi è chiaro: l’ex presidente della BCE ha finito di governare, ma chi lo sostituirà dovrà continuare a tenerlo in alta considerazione. Draghi non ci sarà nella forma ma resteranno la sua autorità, i suoi legami europei e americani e la conseguente capacità di influenzare i destini del prossimo governo. Il viaggio di Draghi contrasta, invece, con il tentativo di Letta di farsi benedire dal cancelliere tedesco Scholz. La mossa appare quasi disperata, il tentativo di additare Giorgia Meloni come un nemico pericoloso per la stabilità europea, il rito un po’ provinciale, ed elettoralmente ininfluente, di prendersi l’investitura estera. Piuttosto discutibili appaiono anche le esternazioni in politica estera di Giorgia Meloni: prima la difesa di Orban, poi l’augurio di trovarsi presto a governare l’Europa con Vox, estrema destra spagnola.

Dopo una campagna elettorale all’insegna della moderazione e della ricerca di legittimazione internazionale, Meloni ha visto nei sondaggi la possibilità di fare il pieno, svuotando la Lega. Per questo ha assunto un profilo più aggressivo. Un gioco sottile ma rischioso perché rischia di vanificare gli sforzi pregressi e di presentarla al resto d’Europa come una leader opportunista e poco affidabile. Si dovrà verificare se Meloni sarà abbastanza cinica da prendere i voti sovranisti adesso per poi governare con un approccio più moderato e dialogante. Magari seguendo proprio i suggerimenti di Draghi, cercando di tenere uniti fronte interno e impegni internazionali. È la più grande prova di leadership a cui va incontro Giorgia Meloni.