Giovedì 18 Aprile 2024

Gli affari di Messina Denaro L’autista aveva i pizzini in tasca Il boss gli disse: "Ora è finita"

Raffica di perquisizioni nel Trapanese. Gli inquirenti: quei biglietti sono di estremo valore. La frase del capomafia durante l’arresto. Il giudice: "Luppino è la figura a lui più vicina"

di Nino Femiani

Emergono altri particolari sul momento dell’arresto di Messina Denaro. "Cercano me. È finita". Queste le parole pronunciate dal boss all’apparire dei carabinieri dei Ros nel cortile della clinica La Maddalena, rivolte al suo autista Giovanni Luppino, commerciante di olive incensurato (ma con un coltello a serramanico con una lama di 18,5 centimetri in tasca) e riportate da quest’ultimo nell’interrogatorio. "Aveva in tasca una lunghissima serie di biglietti e fogli manoscritti con numeri di telefono, nominativi e appunti di vario genere, dal contenuto oscuro e di estremo interesse investigativo", scrive il gip Fabio Pilato. Per lui il giudice ha disposto l’arresto in carcere. Secondo il giudice è "necessario un approfondimento investigativo sui numerosi pizzini che potrebbero schiudere lo sguardo a nuovi scenari". L’autista del boss è accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena aggravati dal metodo mafioso "trattandosi di un soggetto a stretto contatto col noto latitante può senz’altro presumersi che egli (Luppino ndr) sia custode di segreti e prove che farebbe certamente sparire se lasciato libero".

Si punta agli insospettabili, a quell’ordito fatto di medici, avvocati, commercialisti, notai e politici che lo ha coperto e favorito. Gli inquirenti hanno imboccato la strada dei colletti bianchi, fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro, e intendono percorrerla fino in fondo. Così dopo i due medici inquisiti (l’oncologo e il medico di base), ora è il turno di un avvocato, meglio di un ex legale visto che è stato radiato dall’Ordine. Si tratta di Antonio Messina, 74 anni, abitante in via Selinunte a Castelvetrano, di fronte alla casa di Salvatore Messina Denaro, fratello del boss. Negli anni Novanta fu arrestato per traffico di droga, insieme a lui erano imputati l’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, e pezzi grossi come Nunzio Spezia e Franco Luppino, fedelissimi del latitante. Perquisite la sua dimora e l’abitazione estiva, a Torretta Granitola, sul litorale di Mazara del Vallo, nei pressi della sede dello Ias Cnr, oltre a un altro immobile in via Galileo Galilei, a Campobello di Mazara. Messina, anziano massone (come il medico Alfonso Tumbarello, ora sospeso dalla loggia), nel 2019 fu intercettato mentre parlava con Giuseppe Fidanzati, uno dei figli di Gaetano, boss dell’Acquasanta deceduto nel 2013, che aveva fatto di Milano la sua seconda città e la base operativa dei traffici di droga. Facevano riferimento, nella loro conversazione, a un "ragazzo sveglio" di Castelvetrano, identificato in Francesco Guttadauro, nipote del cuore di Messina Denaro. Gli agenti della polizia scientifica effettuano ancora sopralluoghi nell’ultimo covo abitato dal capomafia (quello di via CB31) utilizzando il georadar, alla ricerca di anfratti o intercapedini nascoste. Nel borsello, al momento della cattura, Messina Denaro aveva trecento euro in contanti, alcune ricette mediche e la foto del nipote avvocato, Gaspare Allegra, 37 anni, figlio della sorella Giovanna, morto il 21 marzo del 2021 durante una gita sul monte Grisone, sul lago di Como. Si era trasferito ad Abbiategrasso forse per sottrarsi a quella parentela pericolosa (anche se fu coinvolto in un’inchiesta sulle scommesse clandestine che aveva portato in galera il padre Saro). Come era successo alla figlia Lorenza che non aveva voluto più saperne di lui.

Ieri Messina Denaro ha cominciato al 41bis la sua lotta contro il cancro contro il quale, finora, ha combattuto da latitante, curandosi nelle cliniche private siciliane: il 60enne boss mafioso si è sottoposto al primo ciclo di chemioterapia nell’ambulatorio realizzato ad hoc nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila.