Riccardo Muti: vi racconto i miei 80 anni. "Mi regalo il Beethoven più difficile"

Festa domani per il Maestro: "La mia vita è un Andante con moto. Mai un Adagio, perché ho avuto ruoli di responsabilità fin da giovane. A Salisburgo in agosto affronterò per la prima volta la Missa Solemnis: una preghiera così alta che mi ha sempre tolto il respiro"

Riccardo Muti festeggia 80 anni domani

Riccardo Muti festeggia 80 anni domani

"Sa? È strano compiere ottant’anni", esordisce sorridendo Riccardo Muti. Conversiamo con lui sapendo di avere di fronte il più grande e famoso direttore d’orchestra dei nostri tempi, testimone e messaggero della musica e della bellezza in ogni angolo del mondo. Un emblema dell’eccellenza italiana e una leggenda vivente. Non sembra neppure vero che domani per lui scoccheranno ottanta primavere.

Auguri, Maestro...

"Quando ero ragazzo, un uomo che compiva ottant’anni sembrava appartenere a un altro mondo e un’altra epoca. Oggi, grazie ai progressi della scienza, se la fortuna lo assiste un ottantenne è ancora un uomo capace. Quindi io vivo questi ottant’anni come una ripetizione dei venti: può sembrare presuntuoso ma, grazie ai miei genitori e alla vita che ho fatto, sono arrivato a questa tarda età in buona salute. Non so cosa succederà poi: per adesso mi accontento".

Compleanno in famiglia a Ravenna?

"Sì, mi avevano invitato a dirigere ma ho pensato che almeno il giorno degli 80 anni mi devo riposare, e non devo deliziare, asfissiare o addormentare gli altri stando sul podio – ride –. Ripartirò poi il 29 dirigendo al Quirinale: il 30 sarò festeggiato al Conservatorio di Napoli, e il 31 sarò con i giovani musicisti di Scampia, glielo avevo promesso".

Quale regalo le piacerebbe ricevere?

"Sono felice che i miei figli e nipoti siano tutti con me e con mia moglie Cristina, per questa giornata. In genere, le famiglie si riuniscono attorno al genitore anziano per due motivi: o perché festeggia un’occasione importante, o perché è alla fine della vita. Preferisco la prima ipotesi".

Nella musica, come nella vita, il tempo è fondamentale. Se la sua vita fosse una partitura, che tempo le attribuirebbe?

"La partitura della mia vita finora è stata sicuramente un andante con moto, talora un allegro vivace. Naturalmente ci sono sempre i crescendo e i diminuendo. Di certo non è stata mai un adagio".

Ovvero?

"Spesso il termine “adagio“ viene interpretato come un tempo lentissimo. Invece sta per ad - agio, cioé confortevole. Già giovanissimo sono stato nominato direttore del Maggio fiorentino, poi a 31 anni della Philharmonia di Londra, a 39 dell’Orchestra di Filadelfia, tutti posti di responsabilità. Mai ad agio".

Dirigerà al Quirinale per il G20 cultura. Lei e il presidente Mattarella siete nati a pochi giorni di distanza: cosa gli dirà?

"Lascerò parlare la Sinfonia del Nuovo Mondo di Dvorák che abbiamo scelto. Dopo la tragedia che abbiamo vissuto, auspichiamo che si apra veramente un nuovo mondo con un pieno recupero dei valori, non un mondo di superficialità, di sciatteria e di abbruttimento. La speranza per il futuro sta anche nell’eseguire questo concerto con l’Orchestra giovanile Cherubini".

Tiene molto ai giovani?

"Sì, questi ragazzi dedicano la loro vita al culto della bellezza e dell’arte, ma molto spesso non trovano lavoro perché l’interesse verso la cultura si sta perdendo sempre più, e non solo nel nostro Paese. Se non forgiamo le nuovissime generazioni che domani guideranno il mondo, veramente ci sarà da temere".

Cosa significa dirigere un’orchestra?

"Direttore non è l’uomo con lo scettro, la bacchetta autoritaria. Il direttore è colui che deve sapere indirizzare anche cento persone verso un concetto interpretativo che è tenuto a enunciare e a spiegare. Non deve imporre ma deve convincere. Il vero direttore si vede nelle prove, quando espone la sua idea e coinvolge tutti i musicisti, che possono anche non essere d’accordo ma poi seguono le sue indicazioni perché le trovano interessanti. Questo è dirigere, il resto – diceva Toscanini – è sbacchettare".

E oggi c’è chi sbacchetta?

"Oggi i direttori si esagitano molto. Si corre verso il successo e non si segue più il percorso che abbiamo fatto noi, in anni di studio".

Ha avuto insegnanti severi. Ora manca questo rigore?

"Sono figlio della cultura italiana, ho avuto insegnanti italiani e li ringrazio perché mi hanno formato a una disciplina del lavoro che ho ritrovato anche nelle lettere di Verdi. È inutile fare il genio pazzo. Non sono d’accordo con l’improvvisazione o con chi vende la mancanza di idee come geniale".

Lei studia da tempo la Missa Solemnis di Beethoven che dirigerà in agosto con i Wiener a Salisburgo. Perché non l’ha mai eseguita?

"Perché è di un’altezza tale che mi sentivo di perdere il respiro, come quando si va in alta montagna senza equipaggiamento. Più la analizzavo, più avvertivo che era come entrare in una zona metafisica. Dopo aver diretto la Nona Sinfonia a Salisburgo, mi hanno proposto la Missa: inizialmente ho detto no, poi ho pensato che a 80 anni... hic sunt leones, questi sono i confini, e se perdo questa occasione non la farò mai più. Sarà una responsabilità enorme. È la più profonda preghiera che un uomo possa aver fatto a Dio, vi si avverte davvero la necessità della misericordia di Dio. Beethoven lavorò puntigliosamente sul testo latino, e per questo mi dispiace oggi sentire che si vuole ridimensionare la Messa in latino".

Lei ha fede?

"Provengo da una famiglia cattolica, ma non sono osservante. Credo che ognuno di noi porti una Chiesa dentro di sé. Però, quando ascolto una buona predica da un sacerdote, sento che sto imparando qualcosa. Ho avuto l’onore di un lungo incontro con Papa Benedetto XVI e gli ho riconosciuto il grande merito di riuscire a esprimere concetti teologici in maniera chiara e semplice. Rem tene, verba sequentur, dicevano i latini: se possiedi i concetti, le parole sgorgano. Mica come in tv o certi politici".

E come immagina la vita oltre la vita?

"Penso che tutti noi siamo parte dell’energia dell’universo: il corpo è caduco ma l’energia si libera. È un’energia del cosmo, un senso dell’ordine e dell’armonia che è poi quell’Amore che – Dante ci insegna – muove il sole e le altre stelle. E credo pure che esista un suono dell’universo che il nostro orecchio non può sentire".

Ma lei ascolta anche ‘altra’ musica?

"No, non ho tempo. Non ascolto neppure le mie incisioni, non guardo mie registrazioni in tv. Non mi piace esaminarmi. Certamente non rinnego quello che ho fatto, ma sono molto critico verso me stesso e credo che occorra sempre andare avanti, non guardare indietro".

E se ora le chiedessero di dirigere magari un governo?

"Oh, no. Ognuno deve stare nel proprio campo e cercare di farlo nella maniera migliore. Non so come sarò giudicato alla fine della mia vita nel mio lavoro di interprete, ma una cosa è sicura: l’impegno è stato veramente totale. E continua a esserlo".

Come vede il mondo fra 20 o 50 anni?

"Le rispondo con le parole del Padre Guardiano ne La forza del destino di Verdi: “Nel futuro chi può leggere?“. Gli italiani sono un popolo straordinario. Se le energie vengono poste al servizio di un obiettivo positivo, non siamo inferiori a nessuno nel mondo. Ma se continuiamo a disperderci in ciò che ci dà solo l’illusione di essere felici, allora ci vorrà molto tempo per risalire".