Mercoledì 24 Aprile 2024

Gli 80 anni di Mazzola "A basket ero un asso Poi mamma mi disse: gioca a calcio per papà"

Il campione e i ricordi dell’infanzia: "Lei continuava a ripetermi che dovevo farlo per lui, perché mi guardava dal cielo. Il primo pallone?. In strada grazie al prete di San Lorenzo che fissò due porte sul cemento"

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di Roberto Sanvito

(Monza)

Il regalo più bello per i suoi ottant’anni – che compie oggi – avrebbe preferito riceverlo con un paio di giorni di anticipo dalla sua Inter contro la Juventus, ma non è andata come Sandro Mazzola si aspettava. Recentemente aveva messo in guardia la squadra di Inzaghi perché secondo lui la Juve era in forte crescita. "Ma l’ho fatto per portare sfortuna ai bianconeri" dice, con un sorriso, nella sua casa di Vedano al Lambro, in Brianza. Un "buen retiro" scelto proprio per stare lontano dal caos della metropoli. "Nei primi anni in cui ho abitato qui davo appuntamento ai giornalisti a Milano per evitare che si diffondesse il mio indirizzo", confida Mazzola in una mattinata di sole che filtra dalle grandi vetrate del salotto dove conserva alcuni cimeli, tra cui una bellissima foto in bianco e nero con papà Valentino. A breve passerà un’auto a prenderlo per portarlo in un ristorante dove lo aspettano tanti ex interisti per una festa a sorpresa. "Non so chi ci sarà, hanno fatto tutto in gran segreto" allarga le braccia. Pochi minuti, prima della torta con le 80 candeline, per rispondere a qualche domanda.

Che ricordi ha dei suoi primi anni milanesi?

"Vivevo in via Arena, Porta Ticinese, il quartiere più bello della città. A quei tempi era anche chiamata la zona dei banditi e dei ladri. Per noi bambini però il centro del mondo era la basilica di San Lorenzo. Il prete dell’epoca chiuse una via e mise da una parte e dall’altra le porte per giocare a calcio. Ci trascorrevamo interi pomeriggi. Imparai proprio lì a fare gli scambi veloci, ma col muro. La via era lunga e stretta, io facevo carambolare il pallone contro la parete e correvo via veloce verso la porta. Furono lì i miei primi triangoli, le prime sponde…".

Con l’Inter ha vinto scudetti e coppe scrivendo la storia del calcio italiano, ma non tutti sanno che ha rischiato di diventare un giocatore di basket...

"Tutto vero. La mia classe di quinta elementare vinse il campionato studentesco di pallacanestro. Anche grazie a me. Così come prendevo la porta con il pallone di cuoio, così centravo anche il canestro tirando da lontano. Mi notò il tecnico di una società di basket di Milano e mi chiese di fare un provino".

E come andò?

"Tornai tutto contento a casa da mia mamma che invece si arrabbiò e disse (in dialetto): “Tu devi giocare a calcio, ricorda che tuo padre ti guarda dall’alto…”. E così finì la mia brevissima carriera di cestista".

Veniamo a oggi. Si aspettava un risultato diverso da Juve-Inter?

"Non mi sarei mai aspettato di perdere, davvero, contro una Juventus così rimaneggiata. Ma il calcio è bello anche per questo".

È più difficile digerire una sconfitta con la Juve o riprendersi dopo un derby perso con il Milan?

"Bella lotta. Forse con il Milan, perché sono i nostri vicini di casa…".

Ultima domanda sull’Inter: le piace Inzaghi?

"Mi piace molto, perché quando le cose non andavano benissimo ha fatto scelte delicate invertendo il momento difficile. E poi l’allenatore deve essere una persona speciale, che sa arrivare dritto al punto dicendo anche cose che non dovrebbe, in modo da spiazzare la gente...".

Ora vive in Brianza e il Monza è al primo anno in serie A. L’affascina il progetto di Berlusconi e Galliani?

"Finalmente il Monza ha una proprietà solida e ambiziosa in grado di costruire una società e una squadra che sappiano farsi spazio nel panorama calcistico. Può aspirare a consolidarsi a un livello medio-alto. In Europa? Difficile ma non impossibile".

Quale calciatore dei giorni nostri è più simile a Sandro Mazzola?

"Impossibile fare paragoni, erano altri tempi…".

I Mondiali quest’anno si terranno nella stagione fredda, con conseguente stop del campionato. Si è abituato all’idea?

"Per niente. Ma a chi è saltato in testa di organizzarli in Qatar tra novembre e dicembre? Poi magari hanno ragione loro, i tempi cambiano e bisogna adattarsi, ma fatico a coglierne il senso. Mi fa girare la testa. Il Mondiale è la festa del calcio e dei tifosi, in quanti andranno in Qatar? E non voglio neppure pensare alle polemiche per i giocatori che si infortuneranno, con i club che non potranno averli a disposizione da gennaio...".

Sandro Mazzola è uno degli eroi dello stadio Meazza, già più volte si è schierato contro l’abbattimento. Soluzioni?

"San Siro è la storia del calcio italiano. Non va abbattuto. Si potrebbe fare come all’estero, usarlo solo in certe occasioni".