Martedì 16 Aprile 2024

Gli 007 e la propaganda pro Putin Il mistero della lista dei sospetti

Il Copasir ha ricevuto ieri il report dei servizi segreti sulla disinformazione russa. "Nessuna indagine" . Conte attacca: "Assurdo, siamo in democrazia". Borghi (Pd): c’è una guerra ibrida da combattere

di Antonella Coppari

"Come è possibile che qualcuno abbia parlato due giorni fa di liste che non esistono?". Raffaele Volpi membro leghista del Copasir è furibondo. E non è l’unico dei membri del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica tanto irritato che più non si può. Lo stesso presidente, Adolfo Urso (foto in alto a destra), dirama a fine mattinata una nota dalla quale, per quanto si sforzi di contenere diplomaticamente i toni, trapela un umore nerissimo: "Noi non abbiamo fatto nessuna indagine su presunti influencer, non abbiamo poteri d’inchiesta: ho ricevuto adesso un report specifico che, per quanto ci riguarda, resta ’classificato’ (ovvero, secretato). Con una punzecchiatura finale: "ll Comitato agisce sempre con il vincolo della segretezza. Auspica, pertanto, soprattutto su questa vicenda, che vi sia sempre una corretta attribuzione e riconoscibilità delle fonti".

Parole non spese a caso: per 24 ore sul Copasir sono piovuti gli strali dei moltissimi che ritengono inopportuna, o peggio, la pubblicazione di stralci di un report sulla rete pro-Putin da parte del Corriere della Sera, con nomi e foto. Equivoco indotto dal fatto che online si attribuiva la lista al Copasir. Ma del resto, è stato proprio il Comitato ad aver avviato settimane fa l’indagine conoscitiva ‘sulle forme di disinformazione e di ingerenze straniere, anche con riferimento alle minacce ibride e di natura cibernetica’, che proseguirà la settimana prossima con una visita negli Stati Uniti del comitato, e poi a Bruxelles.

"Nessuna lista di proscrizione – insiste la vicepresidente pentastellata Federica Dieni – Quello su cui stiamo lavorando è un approfondimento conoscitivo a 360 gradi sul tema della disinformazione sul conflitto in Ucraina. Il lavoro è appena agli inizi: alla fine faremo una relazione". Il nodo per il Copasir non è solo la fuga di notizie, ancorché Volpi inviti ad evitare "eccessivi esternativi" che possono minare l’autorevolezza dell’organismo. "Noi – segnalano fonti del comitato – non avremmo mai fatto uscire una lista di nomi di quel tipo. Se qualcuno è d’accordo con Mosca, non c’è nessun problema nel fatto che lo dica. Il problema si pone se è pagato per farlo o se mente scientemente per disinformare". Incalza Urso: "Che esista una macchina della disinformazione e della propaganda che agisce da almeno dieci anni lo dicono le istituzioni del parlamento europeo che hanno censito oltre 13.000 fake news propagate dai russi per condizionare le nostre democrazie".

Molto più morbida, coerentemente con la linea bellicista adottata fin dall’inizio, quella del Pd; Enrico Borghi spiega: " È la cosiddetta dottrina Gerasimov sulla guerra ibrida, sulla guerra non convenzionale. È questo che sta combattendo e cerca di disvelare il Parlamento italiano attraverso il Copasir"

Tutto sembra indicare che a far trapelare la notizia siano stati direttamente i servizi segreti. Forse in base a una precisa strategia: lanciare un avvertimento ai ’putiniani’ di casa nostra in un momento in cui il dissenso rispetto alla politica del governo sembra aumentare. Potrebbe non essere frutto di coincidenza la sincronia tra la pubblicazione del "listone di proscrizione" e la convocazione ieri alla Farnesina dell’ambasciatore Razov, decisa dal ministro Di Maio d’intesa con il premier Draghi. Si è incontrato con il segretario generale, Ettore Sequi, che ha protestato sia per le accuse di immoralità rivolte all’Italia sia per quelle sul giudizio ostile ai russi dei nostri media. Un colloquio durato più d’un’ora: nulla di sostanziale, ma un segnale chiaro.

Se così fosse i destinatari sul fronte politico sarebbero i leader frondisti Conte e Salvini. Il più inviperito è proprio l’avvocato del popolo: "Trovo indegno che si mettano immagini di alcuni persone, estraendo delle loro opinioni. Siamo una democrazia". Tuttavia nella stessa giornata è proprio il leader M5s a rallentare l’azione reale, quella in vista del voto del 21 giugno: "Non mi risulta che ci sia uno scontro con il ministro Luigi Di Maio. Nessuno si permetta di dire che noi stiamo lavorando per mettere in difficoltà l’esecutivo".