Giovedì 18 Aprile 2024

Gli 007 del Cairo ai pm: spiavamo Regeni E Fico conferma lo stop ai rapporti diplomatici

Il presidente della Camera dopo le accuse all’intelligence di Al Sisi: le relazioni tra Montecitorio e il Parlamento del Cairo non ripartiranno

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Chiusura delle indagini a carico di quattro agenti dell’intelligence egiziana. Accuse pesanti: dal sequestro alle sevizie all’omicidio. Altro che sesso. Altro che rapina. Altro che incidente stradale. Giulio Regeni tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio del 2016 è stato ucciso per altre ragioni e i quattro dovranno risponderne alla giustizia italiana. Notizia ignorata in Egitto, ma non in Italia.

Il presidente della Camera Roberto Fico scandisce senza tentennare parole chiare in un’intervista ad Al Jazeera Arabic. E conferma l’interruzione dei rapporti diplomatici fra la Camera dei deputati e il Parlamento egiziano. Una decisione presa nel novembre 2018: "Siamo stati senza dubbio sconcertati da quello che hanno scritto i magistrati della Procura italiana: sono delle accuse gravissime alla National Security egiziana".

A rendere più chiaro il ’non un passo indietro’ di Fico, una nota di Montecitorio: "Il presidente Fico, nella sua intervista ad Al Jazeera si riferiva, rispetto alle relazioni diplomatiche, all’interruzione dei rapporti diplomatici fra la Camera dei deputati e il Parlamento egiziano, decisa da Montecitorio nel novembre 2018, che viene dunque confermata".

Non si tratta dell’unica presa di posizione. Il premier Giuseppe Conte si dice convinto che "il quadro probatorio consentirà di poter celebrare un processo italiano, con le nostre regole e garanzie, per assicurare la verità su una morte che si è rilevata efferata, cruenta e crudele. Vogliamo la verità e come governo continueremo a operare tutti i passi necessari e valuteremo ogni iniziativa". E anche il leader del Pd, Nicola Zingaretti, ammonisce: "Gli assassini che hanno torturato e ucciso Regeni vanno assicurati alla giustizia. L’Italia non deve fare passi indietro". E di "resistenza" parla la mamma di Giulio, Paola Deffendi, in un post sui social.

Ma che cosa scaturisce dal lavoro di indagine? Prove cancellate, reticenze e timide ammissioni, tentativi di depistaggio. Dalle carte sull’omicidio di Giulio emergono le tante, tantissime, difficoltà con cui gli inquirenti italiani hanno dovuto fare i conti per cercare di arrivare a una "verità" su quanto accaduto al Cairo quasi cinque anni fa. Il sostituto procuratore Sergio Colaiocco, titolare del fascicolo, ha firmato l’atto di chiusura delle indagini a carico di quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani accusati del sequestro, delle sevizie e dell’omicidio del ricercatore italiano.

Per la quinta persona indagata, sempre uno 007, la Procura capitolina ha chiesto l’archiviazione. E proprio dall’atto con cui si chiede di fare cadere le accuse per Mahmoud Najem, emergono particolari inediti: "Sul piano indiziario – scrivono i magistrati – devono essere valutate le condotte di alcuni ufficiali della National Security: all’inizio viene negata dagli stessi ogni azione nei confronti di Regeni, poi si ammette di averlo attenzionato, ma solo per tre giorni, infine si ammette di averlo controllato per un periodo più lungo". I pm di piazzale Clodio, inoltre, sono convinti che alcuni elementi di prova forse sono stati scientemente cancellati. È "verosimile" che siano stati eliminati i video della metropolitana del Cairo: "Ufficiali appartenenti al team investigativo riferiranno di avere visionato i video della metropolitana del Cairo, circostanza che dapprima sarà smentita e che, poi, porterà verosimilmente alla cancellazione dei video di interesse". Ma perché il giovane è stato assassinato? "Deve escludersi certamente che sia da ricondurre a ragioni sessuali, a una rapina, a una lite per strada o ad attività di raccolta di informazioni per conto di servizi di informazione". Il movente "trae origine in occasione delle attività di osservazione partecipata delle attività del sindacato indipendente dei rivenditori di strada il cui capo, il sindacalista Abdallah, equivocando le ragioni per cui Regeni gli parla di un bando della fondazione inglese Antipode, lo denuncia come ‘spia’ alla National Security".

red.pol