dall’inviato Stefano Brogioni Prima che i giurati si ritirino in camera di consiglio, da dove usciranno probabilmente oggi all’ora di pranzo, il giudice Adolfo Garcia Morales consegna loro il questionario con quattro fondamentali domande, ai fini della decisione che dovranno prendere: il ceceno Rassoul Bissoultanov, imputato per l’omicidio del fiorentino Niccolò Ciatti, avvenuto in discoteca a Lloret de Mar la notte dell’11 agosto del 2017, oscilla tra l’omicidio volontario e il preterintenzionale. Tra 24 o 4 anni di carcere: un abisso di vent’anni di differenza di pena che non farà dormire questa notte Cinzia, Luigi e Sara Ciatti. "Se hanno ascoltato il processo possono decidere solo in una maniera", commenta il padre della vittima a fine udienza. Ci siamo. L’ora della sentenza è arrivata. La decisione è tutta nelle mani di nove giudici popolari (più due riserve), che dovranno rispondere sì o no a quattro quesiti chiave, e motivarli. Il principale: Bissoultanov ha causato intenzionalmente la morte di Niccolò? Il secondo, legato al primo: c’è stata "alevosia", ossia ha colpito "a tradimento", approfittando delle condizioni di minorata difesa del giovane, che aveva bevuto e nel momento in cui riceve il calcio stava guardando in un’altra direzione rispetto all’aggressore? Se la risposta è "sì" alla prima domanda, è obbligatoriamente "no" alla terza. Perché riguarda l’esclusione dell’omicidio volontario, ossia la tesi ribadita in aula dal difensore del ceceno, Carlos Monguilod. E cioè che il ceceno abbia commesso un omicidio "imprudente", che nel codice penale italiano sta a metà tra il colposo e il preterintenzionale. Il quarto quesito riguarda infine la posizione del complice, Movsar Magomadov, il 30enne che nel video del “St Trop“ indossa una maglietta rossa e che per la famiglia Ciatti ha spalleggiato l’omicida, coprendogli le spalle e garantendogli la libertà di sferrare il calcio mortale. È una procedura diversa da quella ...
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