Giustizia malata, crollano udienze e sentenze

Atto d’accusa delle toghe: "La pandemia ha evidenziato l’inadeguatezza del sistema". E le mafie vogliono mettere le mani sui ristori

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È stato un annus horribilis anche per il sistema giudiziario. Perché, per dirla con il primo presidente della Cassazione Pietro Curzio "la pandemia ha ulteriormente mostrato l’inadeguatezza del sistema, la gracilità e vetustà di molti suoi gangli, e pone in modo deciso la necessità di un cambiamento profondo e incisivo, prima di tutto culturale". Nell’anno segnato dall’esplosione della vicenda di Luca Palamara, l’ex presidente dell’Anm radiato dall’ordine giudiziario, la magistratura è chiamata a un passaggio delicato. "La legittimazione dell’agire giurisdizionale è direttamente proporzionale alla sua credibilità" ha ricordato il presidente del Csm, David Ermini. Ma c’è anche un problema strutturale, che il Covid ha aggravato.

Le cerimonie di inaugurazione che si sono tenute ieri in tutte le corti d’appello hanno moltiplicato i campanelli d’allarme. Parla di "quasi paralisi" dell’attività giudiziaria "dovuta alla pandemia" il neo Procuratore Generale di Milano Francesca Nanni. "Nel raffronto con l’anno precedente nel periodo aprile-giugno – ricorda – emergono dati impressionanti: le udienze penali in Corte d’Appello diminuiscono del 73%, quelle davanti alla sezione minori del 33%, le udienze civili sempre in Corte d’Appello del 70%". E questa è la prassi praticamente ovunque. "Nel tribunale penale di Roma nell’ultimo anno, a causa dell’emergenza Covid, si è registrato una diminuzione delle sentenze del 40% per il ruolo del giudice monocratico e del 32% del collegiale" ha denunciato il presidente della Corte di Appello di Roma, Giuseppe Meliadò.

"Con la pandemia, è arrivato in generale un aumento delle pendenze giudiziarie e un rallentamento allo smaltimento delle stesse un po’ in tutto il distretto giudiziario dell’Emilia Romagna" ha riferito il presidente vicario della Corte d’Appello di Bologna, Roberto Aponte. A causa della pandemia, in Toscana, "è stata rilevata una significativa contrazione, in termini percentuali, degli affari esaminati e definiti", che si traduce in "quasi 10mila procedimenti in meno, tra noti e ignoti" ha detto il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Firenze, Marcello Viola. "Il terribile anno che ci siamo lasciati alle spalle ci ha visti impegnati fondamentalmente a limitare i danni e alla fine il bilancio è positivo" aveva detto il presidente Curzio inaugurando l’anno giudiziario, ma non basta operare in difesa. Oltre tutto, il Covid ha aperto opportunità per le organizzazioni criminali. "La legislazione d’emergenza apre varco per le organizzazioni mafiose" ha detto il pg di Palermo Roberto Scarpinato. "I clan camorristici puntano alla torta Covid" ha ribadito il pg di Napoli, Luigi Riello.

Contro i ritardi e le nuove minacce serve un cambio di passo. Più investimenti in strutture e personale e più tecnologia. "Il ministero della Giustizia – ha detto il presidente della Corte d’Appello di Milano, Giuseppe Ondei – si sta muovendo con modalità concorsuali snelle, ma occorre passare al più presto dal linguaggio dei proclami a risultati attesi, verificabili e misurabili: sono questi che contano". Ma la politica ha i suoi tempi. Anche ieri il Guardasigilli Antonio Bonafede, che ha partecipato alla cerimonia a Catanzaro, ha usato il profilo basso, evitando i temi controversi come la riforma del processo penale e della prescrizione e rivendicando quanto fatto su organici, edilizia giudiziaria e leggi. Toccherà al prossimo governo, se può, fare di più.

Alessandro Farruggia