Sabato 20 Aprile 2024

Giustizia è fatta Ma la Concordia resta una ferita

Alessandro

Antico

Dopo dieci anni si rinnova il dolore, lancinante e spietato. Questo della “Concordia“ è uno degli anniversari più strazianti, perché racconta della morte che piomba in mezzo a una crociera festante, su una vacanza, sulla spensieratezza. È terribile quella foto dell’enorme bara galleggiante spiaggiata sugli scogli aguzzi e taglienti. Ricordiamo quella sera di dieci anni fa in cui eravamo al giornale. Ma ricordiamo soprattutto il giorno e i giorni successivi. La processione ininterrotta delle testimonianze ci fece prendere piena coscienza del disastro e del dominio incontrastato della morte. I passeggeri superstiti infreddoliti e disorientati con le coperte addosso nel porticciolo dell’isola del Giglio, le lacrime, le voci concitate, le lacrime, i soccorritori, le telecamere, le immagini trasmesse in diretta mondiale...

Poi la giustizia ha fatto il suo corso ed è arrivata fino alla Cassazione. Francesco Schettino, l’ex comandante della “Concordia“, sta scontando la condanna in carcere. Trentadue le persone morte in seguito al naufragio. Ora Schettino aspetta la revisione del processo, ma intanto a un verdetto si è arrivati. Tre gradi di giudizio l’hanno messo nero su bianco.

A far da contraltare a questa verità, però, ce n’è un’altra invece ancora sommersa. E’ quella della tragedia di cui il mare toscano era già stato scenario nell’aprile del 1991: si chiama Moby Prince. Pochi mesi fa abbiamo pianto per il suo trentesimo anniversario. Ma sulla strage della “balena azzurra“ (140 persone bruciate vive sul traghetto diretto in Sardegna e andato a fuoco nella collisione con la petroliera Agip Abruzzo) giustizia non è ancora stata fatta. La Storia non ci ha consegnato colpevoli. Tante ipotesi, tanti discorsi, ma nessuna condanna. E’ una vergogna di cui ancora non ci liberiamo.

Una commissione parlamentare ha già indagato, un’altra è al lavoro dal giugno scorso. Ci auguriamo che questo 2022 disperda le acque torbide e ci faccia approdare al porto della verità. Con l’ulteriore auspicio che non sia una verità all’italiana.