Venerdì 20 Settembre 2024
CHIARA CARAVELLI
Cronaca

Giulia e lo stupro a Bologna: “Ognuno di noi faccia la sua parte. Legata per sempre alla donna che ho salvato”

Studentessa siciliana di 28 anni, nella notte tra il 27 e il 28 settembre in pieno centro città ha soccorso una 32enne assalita da due violentatori

Bologna, 20 novembre 2023 – Via delle Belle Arti. Pieno centro storico di Bologna. Sono da poco passate le tre della notte tra il 27 e il 28 settembre. Giulia Leone, ventottenne siciliana da otto anni in città, sta tornando a casa dopo una serata trascorsa con gli amici. Sente le urla di una ragazza che sta chiedendo aiuto, due giovani la stanno violentando. Giulia non ci pensa due volte e interviene in soccorso della vittima, una donna di 32 anni, evitando così che gli aggressori finissero quello che avevano iniziato.

Arrestati pochi giorni dopo dai carabinieri, i due quindicenni tunisini sono attualmente detenuti nel carcere minorile di Bologna con l’accusa di violenza sessuale in concorso. Giulia, invece, all’inizio di novembre è stata premiata dal sindaco Lepore con la medaglia al merito civico intitolata a Giorgio Guazzaloca.

Giulia Leone, 28 anni, studentessa siciliana a Bologna: ha salvato una donna da uno stupro, in pieno centro città
Giulia Leone, 28 anni, studentessa siciliana a Bologna: ha salvato una donna da uno stupro, in pieno centro città

Giulia, cos’è successo quella sera? “Erano circa le tre di notte, stavo tornando a casa dopo una serata con gli amici. A un certo punto, in via delle Belle Arti all’incrocio con via delle Moline ho visto due ragazzi vicini a una siepe che stavano maneggiando con qualcosa a terra, ma non sono riuscita subito a capire cosa stessero facendo. Quando mi sono avvicinata, ho visto uno accovacciato e l’altro che faceva da palo. Poi ho sentito le urla di una ragazza che diceva ‘no smettila, basta’ e sono intervenuta subito. Ho provato a spintonarli più volte, ma non si fermavano, poi alla fine sono fuggiti via”. La ragazza come stava? “Malissimo, la prima cosa che ho fatto è stata rivestirla e consolarla. Lei piangeva, mi ha chiesto subito se potevo chiamare il suo fidanzato che era fuori città. Era terrorizzata, non aveva il coraggio di parlare. Dì li a poco sono arrivate altre ragazze che avevano sentito le urla, ma i due erano già andati via. Io sono rimasta con lei, mi sono assicurata che avesse un passaggio per ritornare a casa e poi sono andata via”. Vi siete risentite dopo quel giorno? “Sì, l’ho sentita subito il giorno dopo. Lei era andata a fare denuncia ai carabinieri, ho lasciato che vivesse quel momento da sola perché è una cosa intima ed era giusto che mi facessi da parte. Tuttora ci continuiamo a sentire, a breve dovrebbe tornare a Bologna e ci rivedremo. Sono cose che ti segnano e che ti porti dietro tutta la vita. In qualche modo siamo legate”. Le era mai capitato di trovarsi in situazioni simili? “Sì, anche se non sono stati episodi gravi come questo. Una volta ero in treno e un uomo ha iniziato ad avvicinarsi a una ragazza con fare molto insistente. Continuava a farle domande in inglese, la toccava. Il vagone era pieno, ma nessuno ha fatto niente. Io sono andata da lei e le ho chiesto se voleva sedersi accanto a me. Mi ha molto colpito il fatto che tutti mi hanno guardato stupefatti, come se stessi facendo una cosa strana”. Molto spesso assistiamo all’indifferenza delle persone quando si trovano a vivere queste situazioni. Come se la spiega? “Penso che molto spesso la paura giochi brutti scherzi, ma questo non significa che si debba rimanere indifferenti. Se tutte e tutti stessimo attenti a ciò che ci circonda, anche solo per umanità, per rispetto verso le persone che ci circondano, forse questo mondo sarebbe un posto migliore. Le forze dell’ordine, per quanto siano presenti, non possono essere dappertutto. Per questo è fondamentale che ognuno di noi faccia la sua parte, che di fronte a una persona in difficoltà ce ne sia un’altra pronta a intervenire. Per me è scontato, ma purtroppo mi rendo conto che per molti non lo è”. Sono passati due mesi da quella sera. Quando è in giro da sola le capita di ripensarci? Ha paura che possa succedere anche a lei? “Sì, dopo quella sera ho cambiato molto il mio modo di pensare. Prima quando le mie amiche mi dicevano di voler tornare a casa con qualcuno perché non si sentivano sicure, io ero la prima a dire loro di stare tranquille. Non ho mai avuto paura, quella strada l’ho fatta tantissime volte di notte da sola. Ma ora è tutto diverso e mi dispiace molto doverlo ammettere perché non dovrebbe essere così. Dopo quella sera mi sono resa conto che purtroppo ci sono cose che non possiamo controllare, che vanno oltre la nostra forza e il nostro coraggio”. Che cosa le ha insegnato questa esperienza? “Ho capito che bisogna cercare di essere attenti a ciò che ci circonda, essere uniti e unite. Capisco le ragazze che hanno paura di intervenire, ma aiutarci è fondamentale. Dobbiamo creare una sorellanza, anche se a volte mi rendo conto che è un’utopia, perché il patriarcato ci spinge a essere una contro l’altra. Anche i ragazzi, però, devono fare la loro parte. In molti già la fanno, ma vorrei che si unissero anche tutti quelli, e sono ancora in tanti, pensano che tutto questo non sia un problema”.

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