Mercoledì 24 Aprile 2024

Giulia e l’Italia che mette via l’indifferenza

Agnese Pini

Agnese Pini

Correvamo il rischio di assuefarci perfino alle donne ammazzate, alla monotona cantilena dei numeri, alla fredda distanza delle statistiche: una vittima ogni tre giorni. In un Paese in cui il femminicidio diventa abitudine, si finisce per non indignarsi più, per far durare la rabbia il tempo di un articolo, lo spazio di un nome, il breve scampolo d’attenzione che occupa una storia destinata a essere in fondo uguale a quella di tutte le altre. Martina, Oriana, Teresa, Melina, Stefania, Rosalba, Rossella, Carla, Rosina, Zenepe, Sara, Barbara, Wilma, Pierpaola: in quale cassetto della memoria collettiva siete finite? Chi si ricorda di voi? Con Giulia Tramontano, però, è successo qualcosa di diverso, e di inaspettato. Decine, poi centinaia, poi migliaia di messaggi, fiori, foto, pensieri, decine e decine di passi di uomini e donne hanno riempito il marciapiede di fronte al muro che nascondeva il corpo della ragazza uccisa insieme al suo bambino che stava per nascere. Un dolore di popolo, ma soprattutto una nausea di popolo si sono levati senza preavviso contro l’ennesimo assassino di donne: il compagno di Giulia, Alessandro Impagnatiello. Una solidarietà di popolo si è ridestata per Giulia, svegliando l’Italia che sembrava ormai indifferente e arresa di fronte alla strage sistematica che si consuma sotto i nostri occhi. E non so se saranno sufficienti questo dolore, questa nausea, questa solidarietà, questo amore che ha attraversato finalmente il Paese per fermare la prossima mano assassina. Non so se saranno sufficienti, ma so che solo l’indignazione e solo il rifiuto collettivo, solo la sacrosanta nausea collettiva potranno invertire la rotta di un Paese in cui la vita (e la morte) delle donne ha ancora così poco valore. Tra tutti quei fiori, quelle foto, quei messaggi appoggiati davanti al muro che ha nascosto per giorni il corpo di Giulia, qualcuno ha lasciato i versi di una poesia di Alda Merini. Inizia così: “Io canto le donne prevaricate dai bruti, la loro sana bellezza, la loro non follia, il canto di Giulia io canto riversa su un letto”.