Giro di vite sui migranti Multe e confische contro le ong Asse con Grecia, Malta e Cipro

I quattro Paesi più esposti: le ricollocazioni in Europa non funzionano. La Spagna si chiama fuori. Il governo pensa di tornare ai decreti Salvini che colpivano direttamente le associazioni di volontari

Asse Mediterraneo per non essere soli a Bruxelles, ma al tempo stesso il premier Meloni è determinato a colpire le ong che operano nel Mediterraneo senza coordinamento con le autorità marittime. Il governo vuole riprendere lo spirito del decreto 53 del 2019 per un giro di vite. L’idea forte è un un puro e semplice ritorno a uno dei punti chiave decreti Salvini: "In caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane, salve le sanzioni penali, si applica al comandante della nave e all’armatore la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 150 mila a euro 1 milione. È sempre disposta la confisca della nave responsabile". L’ipotesi che circola nella maggioranza – relativo all’articolo 2 – è solo una bozza e al momento al Viminale aspettano input precisi da Chigi per affidare al’ufficio legislativo l’onere di stilare una bozza di decreto. Quel che certo è che l’obiettivo è impedire il lavoro delle navi delle Ong qualora questo non avvenga in stretto cordinamento con le autorità marittime.

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Nel frattempo da Parigi arrivano bordate durissime. "La crisi con l’Italia sui migranti – dice al quotidiano Le Parisien la ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna – è una fortissima delusione, l’Italia non rispetta né il diritto internazionale, né il diritto marittimo. Il comunicato in cui Giorgia Meloni afferma, parlando a nome nostro, che spetta alla Francia accogliere i migranti è in totale contraddizione con quello che ci eravamo detti. Questi metodi sono inaccettabili". "Se l’Italia insiste con questo atteggiamento ci saranno conseguenze. Da parte nostra, abbiamo sospeso il dispositivo di ricollocamento dei migranti provenienti dall’Italia e rafforzato i controlli alle frontiere. Bisogna richiamare Roma al dovere di umanità". Domani ci sarà il consiglio dei ministri degli Esteri, dove l’Italia ha chiesto che la questione migranti venga inserita all’ordine del giorno. Ne è ben consapevole la Commissione Europea, che sta lavorando a un vertice dei ministri dell’Interno che dovrebbe tenersi a fine mese in Repubblica Ceca e nel quale presenterà sue proposte. L’esecutivo Ue, a quanto si apprende, metterà sul tavolo un piano operativo, su sbarchi e ricollocamenti.

Il punto della volontarietà, alla base del patto firmato da 23 Paesi, non verrà intaccato. Ma l’obiettivo di Bruxelles è rendere questa solidarietà effettiva, sgravando di eccessivi oneri i Paesi di primo approdo. L’Ue punta anche a procedure più rapide e automatiche per i ricollocamenti.

Nel frattempo l’Italia si è mossa con una dichiarazione congiunta del ministero dell’Interno Piantedosi con i colleghi di Grecia, Malta e Cipro. Le regole sulle relocation, dicono, non stanno funzionando ("Solo un esiguo numero di relocation è stato effettuato: è increscioso e deludente") e devono essere obbligatorie, mentre il lavoro delle Ong nel Mediterraneo va ricondotto nell’alveo del diritto internazionale. "Bisogna garantire – affermano – che tutte queste navi private rispettino le pertinenti convenzioni internazionali e le altre norme applicabili, e che tutti gli Stati di bandiera si assumano le loro responsabilità". Durissima la presa di distanza spagnola: non possiamo "sostenere proposte che premierebbero i Paesi che non rispettano i loro obblighi in termini di diritto marittimo internazionale e che andrebbero a discapito di quelli che, come la Spagna, rispettano i loro obblighi internazionali e salvano vite con risorse pubbliche".