Giro di vite su Doha L’Unione ora fa quadrato "Bloccati i lobbisti arabi"

L’Europarlamento vota risoluzione che ferma anche la liberalizzazione dei visti col Qatar. Ma i popolari attaccano la sinistra: "Devono rispondere della loro ipocrisia"

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di Antonella Coppari

Il Qatar è riuscito là dove Putin ha fallito. Mostrare quanto è fragile la democrazia europea, a cominciare dalla sua istituzione più rappresentativa: il Parlamento. Fragile e spaventato. La presidente Roberta Metsola annuncia un giro di vite: "Rivedremo tutti gli atti votati dall’Eurocamera che hanno a che fare con il Paese del Golfo, a partire dalla liberalizzazione dei visti e dall’intesa sull’aviazione", che garantisce accesso illimitato alla Qatar Airways sul mercato Ue.

Nessuno, però, pensa che lo scandalo finisca a Doha: al contrario, sensazione generale che manda in fibrillazione l’intera aula di Strasburgo, è che la pessima storia sia destinata ad allargarsi a macchia d’olio, coinvolgendo non solo il Qatar ma anche il Marocco, e poi chissà. Eppure, viene respinto l’emendamento scritto dai parlamentari spagnoli di Izquierda Unida sulle relazioni sospette tra alcuni eurodeputati e Rabat: i riflettori per ora si fissano sulle mazzette vere o presunte che arrivano da Doha. Passa quasi all’unanimità la risoluzione (due voti contrari e tre astensioni) elaborata in questi giorni di tempesta giudiziaria. Sull’onda dello scandalo, anche questioni spinose come l’istituzione di una commissione d’inchiesta interna, l’interdizione degli uffici del Parlamento ai rappresentanti del Qatar, l’estensione del registro della trasparenza agli stati terzi e non solo alle lobby vengono incluse nel testo, benché non convincessero all’inizio quasi nessun gruppo. Poi i Popolari sfogano la loro irritazione attaccando a testa bassa i rivali Socialisti e democratici sui social: "Dobbiamo discutere di ipocrisia: il gruppo S&D, sempre più ‘santo’ degli altri, è l’epicentro del Qatargate. È ora che rispondano delle loro azioni: il loro dare lezioni sullo Stato di diritto è un’ipocrisia", scrivono su Twitter. E la Lega: "Sono stati bocciati i nostri emendamenti che chiedevano norme stringenti sulle Ong: cosa nasconde la sinistra?".

Mentre volano gli stracci a Strasburgo, la Metsola promette ai leader riuniti a Bruxelles per il Consiglio europeo: "Non faremo sconti". Ma la grande confusione sotto la bandiera blu-stellata suscita una altrettanto grande preoccupazione dei capi di stato e di governo. "È un fatto che coinvolge tutti. Abbiamo piena fiducia nell’inchiesta giudiziaria e diamo pieno supporto alla presidente Metsola". Poi, però, in Europa come a Roma il Qatargate viene usato per regolare i conti tra forze politiche: "È ora di prosciugare il pantano di Bruxelles", se la ride il premier ungherese Viktor Orbàn, da sempre nel mirino della Ue.

Anche in Italia, da Renzi a Conte, parte il gioco di tutti contro tutti. Inutile girarci intorno: il tema non può essere eluso da nessuno. Neanche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che, ancora positivo al Covid, oggi parlerà via streaming con gli ambasciatori accreditati in Italia: ottima occasione per esternare le sue valutazioni sulla vicenda. Il terreno è molto scivoloso: lo sa bene il presidente francese Emmanuel Macron che deve quasi giustificarsi per essere andato a Doha ad assistere alla vittoria della Francia: "Seguo la nazionale ovunque giochi". A riassumere umori diffusi è Giorgia Meloni: "I contorni sono abbastanza devastanti, serve che si vada fino in fondo, senza fare sconti perché ne va della credibilità della Ue e delle nostre nazioni. Chiederemo sia fatta piena luce". Richiesta condivisa da tutti. Siamo solo all’inizio, ma la tensione è alle stelle. Si spiega così il caos poco composto con il quale la Ue affronta una minaccia di cui ancora non conosce le dimensioni. Sotto scacco sono tutti, ma al momento sembra prevalere la tentazione di azzannarsi reciprocamente invece che cercare di fare chiarezza tutti insieme. È una sindrome nota: quella dei capponi di Renzo.