Giovani spavaldi e sognatori Come 60 anni fa

Ermelinda

Campani

Su Netflix è disponibile l’ultimo film di Sydney Sibilia, “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose“ (2020), che racconta la vicenda vera dell’ingegnere Giorgio Rosa e dell’isola (una micronazione) che aveva costruito appena fuori dalle acque territoriali italiane, nel mare di fronte a Rimini. Il film è delizioso. È pieno di omaggi al grande cinema italiano: ci sono i tributi a Amarcord (1973) di Fellini (il mare di Sibilia a tratti è proprio uguale a quello della sequenza del Rex), e le strizzatine d’occhio a Lina Wertmüller (il naufrago primo abitante dell’isola assomiglia molto al Giancarlo Giannini di “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto“, 1974). Poi c’è la ricostruzione storico-politica, ci sono le automobili d’epoca e una Bologna che fa nostalgia; e soprattutto c’è la magica atmosfera degli anni 60, con i colori, le acconciature e quella musica che fa subito venir voglia di ballare.

È una pellicola da vedere anche perché mette in campo una questione importante: la storia di un gruppo di giovani che hanno una visione e che sono animati da un ideale. L’idea di costruire un’isola è forse balzana, quella di poter vivere in assoluta libertà è senz’altro utopica, ma la determinazione che anima Giorgio Rosa e i suoi amici è straordinaria. Nella loro storia c’è un grande insegnamento per i giovani di oggi, spesso appiattiti sul conformismo da social media, dove tutto è all’insegna dell’ortodossia del pensiero. C’è bisogno invece di una generazione che sappia avere una visione e la forza di buttarcisi a capofitto; di giovani capaci di praticare un pensiero eterodosso e una immaginazione coraggiosa, i soli in grado di garantire la costruzione del futuro e di creare innovazione. Come i protagonisti del film di Sibilia, i giovani devono avere fiducia in se stessi e anche un po’ di spavalderia per mettersi in gioco e superare le colonne d’Ercole, siano esse anche solo a poche miglia dalla rassicurante riviera romagnola.