Martedì 23 Aprile 2024

Giovani in piazza Solo loro hanno a cuore il futuro

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Viviana

Ponchia

Sono arrabbiati, hanno ragione. Non hanno conosciuto il mese di giugno, quello vero con le lucciole, quando sudava solo chi giocava a pallone. Non hanno conosciuto nemmeno luglio, brutale ma onesto e già con un piede dentro agosto, quando attorno al quindici un temporale si portava via l’afa. E settembre, il morbido maggio al contrario. O la neve, le piogge dolci di aprile. Si sono invece appena lasciati alle spalle un’estate di tragedie e cattivi presagi, dal disastro della Marmolada all’alluvione nelle Marche, l’asfissia, i fiumi in secca, genitori allibiti che hanno pagato tre rate in più di riscaldamento mentre cercavano di non esagerare con l’aria condizionata.

I ragazzi dei Fridays for Future possono non stare simpatici a tutti perché tirano il fango sui muri e ancora usano il megafono. Possono sembrare retorici e inconcludenti. Ma hanno ragione. Ci siamo resi conto tutti che un limite è stato superato. Però la tendenza generale è mugugnare dal giornalaio perché c’è un caldo che si muore o farsi piccoli e scontrosi sotto le raffiche monsoniche. Ieri sono scesi di nuovo in decine di piazze italiane con gli slogan che a quell’età sono ancora pieni di senso, a cominciare dal diritto al futuro. La loro rabbia è molto più avanti della rassegnazione. Infinitamente oltre la politica.

Domani si va a votare. Fanno bene a prendersela anche con chi ha cercato simpatie sorvolando sul pianeta che va a rotoli. Greenpeace sarà di parte ma è la parte in cui tutti adesso dovremmo stare adesso. Con l’Osservatorio di Pavia specializzato nell’analisi della comunicazione hanno monitorato le dichiarazioni dei candidati fra il 21 agosto e il 4 settembre su tg del prime time e talk show e su 14 account Facebook. Emergenza ambientale quasi non pervenuta, presente solo in meno dello 0,5% delle dichiarazioni. Interesse puramente cosmetico e magari strategico, in quello 0,5 qualcuno avrà pensato che anche gli amici di Greta vanno a votare.

Poi usano anche loro parole ammuffite come "istanze" perché devono prenderci la mano. Ripetono a pappagallo che "la crisi climatica non è un evento casuale ma il frutto di un sistema produttivo ed economico sfruttatore". E va bene, non c’è un ghost writer che gli scrive i testi. Azzardano: "Ora decidiamo noi". E fosse vero. Ma già domani nell’urna, per i maggiorenni, a scegliere il meno peggio. Considerando quanti adulti disincantati minacciano di astenersi, potrebbero addirittura avere i numeri.