Martedì 23 Aprile 2024

Tante parole, ma i disabili sono soli

Leggi incomplete, pochi fondi. E per gli anziani l’incubo è doppio. Le associazioni denunciano: mancano i livelli essenziali delle prestazioni. Non esiste un ministero ad hoc, Conte ha promesso un ufficio nel 2020

Un disabile

Un disabile

Roma, 4 dicembre 2019 - Le leggi non mancano ma, spesso, sono minimi i finanziamenti. Oppure c’è la volontà, ma poi tutto si perde nei rivoli del Parlamento. E le persone con disabilità aspettano, lottando tutti i giorni contro mille ostacoli. Manca anche un ministero o un sottosegretario ad hoc perché la delega è rimasta nelle mani del premier Giuseppe Conte ma dal primo gennaio 2020 – lo ha promesso lui stesso incontrando ieri le Federazioni, Fish e Fand, che rappresentano queste persone – verrà istituito un ufficio permanente a palazzo Chigi per coordinare meglio "il lavoro delle diverse amministrazioni". Nel triennio i fondi accantonati nella legge di bilancio sono 830 milioni.

Il rapporto Istat, presentato ieri, in occasione della Giornata delle persone con disabilità, racconta che sono tre milioni e centomila in Italia le persone con disabilità, pari al 5,2% della popolazione. Gli anziani sono i più colpiti: quasi un milione e mezzo gli ultra settantacinquenni, dei quali 990 mila sono donne. Oltre seicentomila persone con limitazioni gravi vivono in una situazione di grande isolamento, ben duecentoquattro mila sono completamente sole. 

Ma che fine hanno fatto le leggi in difesa dei loro diritti? Quella del Dopo di noi, varata dal governo Renzi nel 2016, si è scontrata con il fatto "di essere stata costruita per rispondere a un’emergenza – spiega Vincenzo Falabella, presidente Fish – senza una programmazione e questo è diventato uno svantaggio". Insomma "la platea era sottostimata" e gli investimenti solo "triennali". Inoltre non si sa quale è stato l’impatto della legge perché manca da due anni la relazione annuale al Parlamento e le Regioni "non si comportano in modo omogeneo".

Un altro fronte critico è quello delle norme a tutela degli adulti disabili privi di sostegno familiare. Anche qui, platea sottostimata, monitoraggio scarso e un rifinanziamento "insufficiente" in manovra. Inoltre sono pochi i disabili che riescono a lavorare perché, spiega Falabella, "c’è ancora stigma e pregiudizio, vengono considerati improduttivi". Sul riconoscimento del caregiver, poi, "ci sono sette proposte di legge al Senato e si sta cercando di costruire un testo base: sono state vincolate delle somme, con la Finanziaria dell’anno scorso, ma non sappiamo a quante persone si rivolge la legge. Per quanto riguarda la sanità – sottolinea Falabella – abbiamo i livelli essenziali di assistenza ma mancano i livelli essenziali delle prestazioni".

Basti pensare che in tutta Italia ci sono solo cinque ambulatori ginecologici per donne con disabilità: due a Torino, uno a Roma, uno a Napoli e uno a Bologna. Così, conclude Falabella, "abbiamo ottenuto da Conte la possibilità che le Federazioni costituiscano un comitato indipendente, una sorta di Authority, per controllare sull’applicazione delle norme".