Giornata mondiale dell'Ambiente, Mattarella: nostra sopravvivenza legata alla natura

WWF Italia: "Rapporto stretto tra la perdita delle foreste e lo sviluppo di pandemie". Riscaldamento globale: nuovo allarme

Un uomo raccoglie rifiuti lungo la riva di un fiume (Ansa)

Un uomo raccoglie rifiuti lungo la riva di un fiume (Ansa)

Roma, 5 giugno 2020 - C'è un legame tra le pandemie e la natura. Ed è proprio cosiderandolo e agendo di conseguenza che ne eviteremo delle altre. E' forte il  messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Mondiale dell'Ambiente. Per una volta dalla politica viene un messaggio "alto", razionale e lungimirate, che rigarda l'ambiente. "Le recenti drammatiche vicende che toccano tutto il nostro pianeta - scrive il Capo dello Stato - ci impongono di prendere atto del legame imprescindibile che esiste tra l'equilibrio della natura e la nostra sopravvivenza". Mattarella sottolinea che "le nostre azioni, il nostro modello di produzione e di consumo hanno comportato una riduzione della capacità che gli ecosistemi hanno da sempre di adattarsi ai cambiamenti, pur continuando a svolgere funzioni indispensabili, quali - ad esempio - la protezione del suolo, il controllo del clima e degli agenti patogeni".

Il presidente della Repubblica ricorda che "la giornata di oggi è dedicata alla biodiversità, ossia alla ricchezza dell'ambiente di vita che ci circonda. Proteggere e ripristinare la biodiversità vuol dire valorizzare la vita e l'equilibrio nelle sue diverse forme, nelle connessioni, nelle variabili di specie ed ecosistemi. La ricchezza della diversità biologica èper le nostre società fonte di resilienza. Compromettere tutto ciò significa aumentare le probabilità che i cambiamenti ambientali ci giungano come calamita'". "Perdere questa ricchezza biologica e ambientale ha, poi, un altro effetto nefasto come quello di impoverire le basi su cui si poggia una parte importante della conoscenza scientifica che abbiamo del mondo. Tuttavia, oggi, per uscire dalle difficoltà che ci troviamo di fronte - conclude Mattarella - è proprio della ricerca, della cultura scientifica ciò di cui abbiamo estremo bisogno insieme a politiche lungimiranti che sappiano immaginare e rendere accessibile un futuro prossimo di prosperita' sostenibile".

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Il rapporto della WWF

Si questo tema ha resentato recentemente un rapporto specifco il WWF Italia che denuncia: "Esiste un legame strettissimo tra le malattie che stanno terrorizzando il Pianeta come il Covid 19 e le dimensioni epocali della perdita di natura". "Alla base dell’origine del nuovo Coronavirus - osserva il nuovo report dal titolo ‘Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi - c’è infatti il fenomeno dello ‘spillover’, o “salto interspecifico”, il momento in cui un patogeno passa da una specie ospite a un’altra, in questo caso da animale a uomo.

"È ormai assodato - prosegue il WWF - che gli ecosistemi naturali, che si tratti di foreste temperate o tropicali, di bacini fluviali o di zone umide costiere, di praterie o di torbiere, hanno un ruolo cruciale nel sostenere e alimentare la vita, compresa quella della nostra specie. Recentemente approfondite ricerche hanno messo in relazione il ruolo importante dell’alterazione degli ecosistemi sulla nascita e diffusione di malattie infettive come le zoonosi. Gli scienziati di tutto il mondo sono consapevoli che tra le cause della diffusione di malattie infettive emergenti, come Ebola, febbre emorragica di Marburg, Sars, Mers, febbre della Rift Valley, Zika e molte altre ancora, vi siano fattori importanti come la perdita di habitat, la creazione di ambienti artificiali, la manipolazione e il commercio di animali selvatici e più in generale la distruzione della biodiversità".

Foreste a rischio

Il rischio è alto specialmente per le foreste. "I cambiamenti di uso del suolo e la distruzione di habitat naturali  come le foreste tropicali – scrive il WWF – sono considerati responsabili di almeno la metà delle zoonosi emergenti. In questi ecosistemi si ritiene vivano milioni di specie in gran parte sconosciute alla scienza. Tra questi milioni di specie ignote ci sono virus, batteri, funghi e molti altri organismi, molti dei quali parassiti. Ebola, Marburg, Lassa, il vaiolo delle scimmie, e il precursore dell’HIV sono un campione minuscolo della miriade di altri virus non ancora scoperti. I virus, soprattutto quelli il cui genoma è costituito da RNA, essendo facilmente soggetti a mutazioni, si adattano bene e velocemente alle nuove condizioni e a nuovi ospiti. La distruzione delle foreste può quindi esporre l’uomo a nuove forme di contatto con microbi e con specie selvatiche che li ospitano.

E’ comprovato che il contatto con specie selvatiche come pipistrelli, civette delle palme, scimmie e altri animali (prevalentemente uccelli e  mammiferi) può portare all’insorgere e contribuire alla diffusione di gravi zoonosi. Non a caso le ricorrenti esplosioni di epidemie di Ebola sono spesso collegate al consumo di bushmeat contaminata (carne di scimmie)". Il virus della SARS - che nel 2002 - 2003 ha causato più di 800 morti ed è costato più di 80 miliardi di dollari a livello globale - è emerso dai pipistrelli, è passato alle civette delle palme (un mammifero viverride) e, in ultima analisi, ha infettato le per sone nei mercati di animali vivi della Cina meridionale. Ugualmente, come abbiamo visto, si sospetta che questa epidemia di Coronavirus sia scoppiata in uno dei tanti mercati cinese, dove vendono animali selvatici tra cui i pipistrelli frugivori e altre specie selvatiche. 

Virus ed effetto "diluizione"

La ricchezza e l’abbondanza di specie (due componenti importanti della biodiversità) possono contrastare la diffusione di malattie in diversi modi. Tra questi, l’effetto di diluizione è quello più studiato e conosciuto. L’effetto "diluizione" descrive come in un ecosistema con una ricca comunità di potenziali ospiti (animali in cui un virus o un altro organismo si possono riprodurre), un agente patogeno ha una minore probabilità di trovare un ospite in cui possa facilmente moltiplicarsi e da cui possa diffondersi utilizzando un altro animale vettore. In uno scenario ricco di animali diversi è più facile che l’organismo patogeno capiti su una specie non adatta che funzionerà da "trappola ecologica” per l’organismo patogeno o per il suo vettore. In condizioni di bassa biodiversità tendono a prevalere poche specie abbondanti , che divengono quindi più esposte a contrarre e diffondere le infezioni. L’ effetto coevoluzione” è invece un a evidenza sempre più forte. Alcuni ricercatori si sono posti la domanda da dove vengano i tanti nuovi organismi patogeni che oggi mettono a rischio la nostra salute. La risposta, oggetto di recenti ricerche, è che quando distruggiamo gli habitat, i frammenti di foresta rimanenti agiscano come isole, dove i microbi e gli animali che li ospitano subiscono una rapida diversificazione, aumentando in questo modo la probabilità che uno o più di questi microbi possano riuscire a infettare l’uomo, diffondendosi e creando epidemie

Il riscaldamento globale

E nonostante la "boccata d'aria" frutto del crollo delle emissioni successivo alla comparsa del Coronavirus, un crollo del tutto momentaneo, il nostro pianeta continua a riscaldarsi. A livello globale il mese di maggio ha registrato temperature di 0,63 gradi centigradi al di sopra della media dei mesi di maggio nel periodo 1981-2010, risultando così il maggio più caldo dall'avvio delle misurazioni. I dati sono stati diffusi ieri dal Copernicus Climate Change Service (C3s), implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio da parte della Commissione Europea. C3s pubblica ogni mese bollettini climatici che riportano i cambiamenti osservati nella temperatura globale dell'aria in superficie, della copertura di ghiaccio e delle variabili idrologiche. Secondo Copernicus, le temperature più calde sono state registrate in alcune zone della Siberia, con valori di 10° sopra la media, dell'Alaska e dell'Antartide. E ancora: l'ultimo periodo di dodici mesi (giugno 2019-maggio 2020) ha registrato temperature di 0,7 gradi centigradi al di sopra della media, simili al periodo di dodici mesi più caldo di sempre (ottobre 2015-settembre 2016).

In Europa, invece, maggio 2020 è stato un po' più freddo della media, ma con una suddivisione distinta geograficamente distinta. Le temperature sono state al di sopra della media nella maggior parte dell'Europa sud-occidentale e nord-orientale e al di sotto della media in una vasta regione che si estende dalla Scandinavia ai Balcani e alla costa settentrionale del Mar Nero. Sempre nel nostro continente, sebbene maggio sia stato piu' freddo della media, la primavera 2020 (marzo-maggio) e' stata superiore di 0,7 gradi alla media.