Giovedì 18 Aprile 2024

Giornata mondiale dell'ambiente, Mediterraneo sull'orlo del burrone

Oggi è la Giornata mondiale dell'ambiente. Il climatologo Antonio Navarra spiega perché la nostra area in particolare corri seri rischi

Mar Mediterraneo visto dal satellite (Olycom)

Mar Mediterraneo visto dal satellite (Olycom)

Roma, 5 giugno 2017 - "L’effetto dei cambiamenti climatici sul Mediterraneo, area climaticamente sensibile, sarà particolarmente robusto. Essenzialmente si sposterà un po’ più a Nord il limite dell’area climatica subtropicale, e questo vuol dire che avremo un aumento generalizzato delle temperature al suolo, che sarà più marcato in estate, e si accompagnerà a una riduzione delle precipitazioni. Per uno scenario medio parliamo di un aumento tra i 3 e i 4 gradi e una diminuzione del 15-20% delle precipitazioni. Quindi, importante". Così Antonio Navarra, climatologo, presidente del Cmcc, il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici.

Perché il Mediterraneo è una area così sensibile ai cambiamenti climatici? "Perché il Mediterraneo è una regione di confine anche da un punto di vista meteorologico, perché si trova sul bordo tra la zona subtropicale e quella temperata delle medie latitudini. Questo bordo non è fisso, ma oscilla nelle stagioni: durante l’estate l’area del mediterraneo è sostanzialmente sotto l’influenza dell’area subtropicale, mentre d’inverno ci troviamo sotto l’influenza dell’area delle medie latitudini, quindi con l’afflusso di perturbazioni che portano precipitazioni, essenziali per garantirci disponibilità di acqua. L’essere influenzati da due regimi diversi fa sì che il clima del Mediterraneo sia così piacevole".

Ma c’è un rischio... "Se questa zona di confine si sposta, poniamo, di qualche centinaio o migliaio chilometri cambia molto. Per usare una metafora, potremmo dire che stare sul bordo di un burrone climatico dà una splendida vista, ma significa anche che un piccolo passo può avere conseguenze drammatiche. Questo è il motivo della vulnerabilità particolare del Mediterraneo, che già è una area sotto stress soprattutto per quanto riguarda la disponibilità di acqua: è al limite".

Quali ricerche avete fatto per comprendere la risposta del sistema climatico mediterraneo all’aumento del gas serra? "Al Cmcc, d’intesa con l’Organizzazione meteorologica mondiale, abbiamo lavorato utilizzando modelli numerici con i quali abbiamo fatto una serie di scenari, che differiscono a seconda della quantità di gas serra che immetteremo in atmosfera. Gli scenari sono al 2100".

La presenza, di diversi scenari significa che dipenderà da noi l’entità del cambiamento? "Certo, più immetteremo gas serra, più forti saranno i cambiamenti. In ultima analisi dipende dalle scelte politiche, economiche e sociali che le nostre società faranno".

Quale è il margine di incertezza? "Che si vada verso un riscaldamento, non vi sono dubbi, sull’entità c’è un margine abbastanza ampio, il che non è necessariamente una buona notizia perché la riduzione delle precipitazioni che mediamente stimiamo sarà del 15-20% potrebbe essere del 5% ma anche del 35%, e scommettere sul livello inferiore è una scommessa molto rischiosa". 

Come giudica quindi la situazione? "Abbiamo di fronte un problema serio, che va valutato in maniera seria perché abbiamo di fronte il rischio concreto di modificazioni del clima che possono avere un impatto pesante sul ciclo idrologico, sugli ecosistemi e sulle attività umane. Oltretutto l’impatto varierà anche a seconda del livello di sviluppo delle società: nel caso di Paesi meno avanzati e con meno risorse per adattarsi al cambiamento climatico, la risposta potrebbe essere un aumento delle migrazioni".