Giornata della memoria, la Shoah ignorata dai ragazzi italiani

Sondaggio: solo il 2% ha letto un libro sull’argomento. Il rischio antisemitismo

Il presidente Mattarella celebra la Giornata della memoria (Ansa)

Il presidente Mattarella celebra la Giornata della memoria (Ansa)

Incontri, mostre, commemorazioni. La Giornata della memoria, ricorrenza internazionale che celebra il 27 gennaio di ogni anno le vittime dell’Olocausto, prevede numerose iniziative da nord a sud. Filo conduttore, come è stato ricordato anche oggi dal presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Francesco Minisci, che proprio in questi giorni ha accompagnato un gruppo di studenti nella loro visita ad Auschwitz, la necessità di «rimanere vigili e attenti di fronte all’odio e alle discriminazioni di ogni natura, da rigettare in ogni loro forma». A Torino si correrà ‘Run for men’, testimonial il podista campione olimpionico Shaul Ladany (sopravvissuto sia alla Shoah che alla strage degli atleti israeliani delle Olimpiadi di Monaco).

di ANTONIO NOTO

Roma, 27 gennaio 2019 - La notizia non è che il 77% degli italiani condanna la persecuzione ed il genocidio degli ebrei avvenuti durante la seconda guerra mondiale, ma il fatto che il 10% li giustifica ed un ulteriore 13% non è in grado di prendere una posizione netta, né a favore né contro. Anche se erroneamente queste ultime potrebbero essere interpretate come "sacche marginali" di antisemitismo, la realtà è diversa in quanto stiamo parlando di circa 5 milioni di italiani adulti che, nonostante tutto, simpatizzano per le violenze naziste sugli ebrei. Quindi non è un caso che lo scorso giovedì il Presidente della Repubblica Mattarella, in occasione della cerimonia per celebrare la Giornata della Memoria, abbia detto che Auschwitz è un virus micidiale pronto a svegliarsi e che bisogna mantenere alta la guardia. 

Parole che, alla luce dei risultati dell’indagine effettuata dall’Istituto demoscopico Noto Sondaggi, devono essere interpretate come un forte monito affinché le nuove generazioni non ricadano nel vortice dell’odio razziale, così come avvenne negli anni ’30 e ’40. Pertanto mai come questa volta, per comprendere il comportamento degli italiani è necessario concentrarsi sulla tipologia della popolazione che, pur rappresentando una minoranza (10%), come dice il Capo dello Stato potrebbe costituire un virus che poi si espande, visto anche l’aumento dei conflitti sociali in essere in molte nazioni europee e, in maniera non secondaria, considerando la reazione delle popolazioni occidentali ai fenomeni dell’immigrazione. 

Da un punto di vista anagrafico l’antisemitismo si annida prevalentemente nella fascia di età tra i 40 ed i 60 anni, cioè tra coloro i quali non hanno vissuto direttamente le barbarie del nazismo essendo nati nei decenni immediatamente seguenti. Invece è nella popolazione ancora più adulta ed in quella più giovane che prevalgono i sentimenti contrari all’antisemitismo, anche se con motivazioni molto diverse. Se tra gli ultra settentenni la contrarietà all’olocausto nazista è ancora un ricordo vivo, tra i più giovani, invece, prevale sì un forte senso di avversità all’antisemitismo, ma nella realtà questo impulso è più legato ad una sorta di distanza immaginaria rispetto al fenomeno che non ad una considerazione strettamente ideologica. 

Per essere più precisi, è generato più dal fatto che è definita "storia passata", e quindi degna di poca attenzione, che non da una valutazione politica o da una analisi della storia. Infatti sono proprio i più giovani a percepire in maniera meno importante il valore della Giornata della Memoria. Inoltre è da notare che il loro stile di vita è improntato nel non prendere in considerazione quel periodo storico della prima parte del secolo scorso, tanto che difficilmente seguono in tv o leggono libri riguardanti le ricostruzioni storiche del nazismo e della Shoah. Per evidenziare quanto questo argomento sia di scarso appeal è da considerare il dato che solo il 2% di quelli che hanno tra i 16 ed il 18 anni ha dichiarato di aver letto un libro su questa tematica. 

L'atteggiamento nei confronti della tragedia umana fomentata dai seguaci di Hitler influisce sul timore o meno che in futuro possa trovare spazio e riproporsi l’ideologia del dittatore tedesco. Infatti sono proprio i più adulti, o meglio quelli che hanno più di 60 anni, coloro che temono che la storia si "possa ripetere", al contrario tra i più giovani questa possibilità si esclude quasi all’unanimità. Insomma, parafrasando le parole del Presidente Mattarella, il virus c’è e bisogna fare la massima attenzione che non ritorni ad aggredire, sotto una diversa specie, l’Umanità. 

* Il sondaggio, realizzato da Noto Sondaggi per Quotidiano nazionale, è stato condotto tra il 25 e il 26 gennaio 2019 su un campione di mille persone, con metodo Cawi