Gioiello nazionale

Migration

Giovanni

Serafini

i ha detto: non voglio che tu parta adesso. Rimani ancora un poco, sei così importante per il nostro paese! Se rimani, tutti saranno contenti. E poi, hai tanto tempo davanti a te per cambiare!". Dialogo fra Emmanuel Macron e Kylian Mbappé: il presidente francese da una parte, il re del calcio europeo dall’altra. I due si sono visti un mese fa, quando la star del football aveva una gran voglia di accettare la proposta ultramilionaria del Real Madrid. La conversazione a quattr’occhi ebbe il risultato che Macron sperava: Mbappé accettò infatti un ingaggio di altri 3 anni nel Paris Saint-Germain, la squadra il cui era entrato nell’agosto 2017. Qualcuno sospetta che dietro quella scelta ci sia stato lo zampino di Tamim ben Hamad Al Thani, l’emiro del Qatar che è proprietario del Psg. Ma è più probabile che a risultare determinante sia stato l’intervento di Macron. "Vi assicuro, non intervengo mai in questo settore, io sono come tutti gli altri cittadini, quando si tratta di sport mi piace vedere un bel gioco e sostenere una buona équipe", ha precisato Macron. A sua volta Mbappé ha dichiarato di aver preso la sua decisione "prima" dell’incontro presidenziale, ma ha aggiunto che "ovviamente ha il suo peso il fatto che un presidente ti dica certe cose".

Resta il fatto che a qualcuno questa storia non è piaciuta. È normale, si sono chiesti vari esponenti dell’ultra gauche mélenchonista, che un capo di Stato si preoccupi di far rimanere in patria un calciatore anziché dedicarsi anima e corpo ai problemi che affliggono il Paese? Diciamo la verità, a nostro avviso è normalissimo, anzi è addirittura opportuno. Mbappé è un "bene nazionale", un fuoriclasse che fa sognare i francesi, in particolare i giovani delle banlieues. Quando si ha a disposizione un gioiello di questo genere, sarebbe stupido lasciarselo portar via.

La Francia, del resto, è sempre stata molto attenta a difendere i propri patrimoni gastronomici, culturali e aziendali. Il mini-affaire Mbappé dimostra inoltre che certi archetipi attribuiti ai francesi – nazionalismo, sciovinismo, razzismo – sono in ultima analisi inconsistenti. La star che ha regalato 178 gol al Psg e che oggi la Francia si tiene ben stretta, alla pari di molti altri calciatori, artisti e imprenditori esce in effetti da una famiglia ben poco francese: suo padre è nato in Camerun, sua madre ha origini algerine. Il che non gli ha impedito di far fortuna. Dov’è il razzismo? Oltretutto – ecco un altro motivo per tenerlo – piace molto anche al fisco visto che il suo contratto per il 2023 ammonta a 90 milioni di euro…