Ginnastica ritmica, digiuni forzati, la fame delle atlete: "Ordinavano pizze di nascosto"

Il barista: alloggiavano vicino al locale, entrando si guardavano intorno per paura di essere scoperte

Le farfalle della ginnastica ritmica al termine di un’esibizione

Le farfalle della ginnastica ritmica al termine di un’esibizione

Desio, 3 novembre 2022 - Un grande parallelepipedo grigio ospita la grande accademia di ginnastica ritmica. Davanti al parcheggio, fra campi e palazzi della periferia di Desio, alle 13.15, in una giornata uggiosa come la facciata dell’edificio modernissimo, escono alla spicciolata le atlete, le Farfalle della Nazionale, e la commissaria tecnica Emanuela Maccarani: "C’è una indagine molto seria, con tutti gli accertamenti in corso, finché non sarà finita non possiamo dire nulla. Di certo c’è allarme".

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Poi, le ragazze e la loro allenatrice si allontanano per andare a pranzo. E proprio il cibo e le presunte pressioni per tenersi in linea, “violenze psicologiche“ secondo l’esposto arrivato ai magistrati di Brescia dalle famiglie di due ex giovani ginnaste, stanno facendo discutere la città brianzola. A poca distanza, alle spalle della basilica che domina in centro di Desio, c’è un ristorante. Dietro il bancone per anni c’è stata Sonia, che ha venduto da poco il locale. Quelle ragazzine le ha avute più volte fra i tavoli. "Dovevano seguire la loro dieta – racconta –. Qui erano sempre controllate dalle allenatrici o dalla tutor. Qualcuna che non mangiava, si sentiva grassa o temeva di diventarlo, quindi non apriva bocca. Dovevano essere le compagne a spronarla, a fatica.... Qui da noi però mangiavano in modo equilibrato".

A pranzo le ragazze erano sempre con le allenatrici, "che però si mettevano in un tavolo a parte per fare i loro discorsi – racconta Sonia – la sera invece erano sempre in compagnia di una tutor, visto che alcune erano minorenni, che le seguiva e stava vicino".

Tutti i giorni la stessa routine, "che io sappia venivano pesate tutte le mattine – ricorda la donna, che le ha sfamate fino al 2019 -, tranne la domenica mattina. Quindi il sabato era un po’ il momento libero. Qualche sgarro, una pizza o un dolce". Non sono mancati casi, però, di un rapporto evidentemente d critico con il cibo: "Ce ne erano alcune che erano un po’ in difficoltà – spiega – che facevano fatica a mangiare, non volevano, si rifiutavano. In quei momenti intervenivano le compagne, o la tutor, a spingerle e convincerle ad assaggiare qualcosa". A due passi dall’albergo dove per anni (fino alla vigilia della pandemia) hanno alloggiato le promesse della ritmica, sempre in pieno centro, c’è un bar. E il gestore, che preferisce restare anonimo, apre il libro dei ricordi: "Scappavano dalle camere per venire qui, di nascosto, a cercare qualcosa da mangiare: una brioche, un toast, un gelato... A volte si facevano portare la pizza. Erano alla costante ricerca di cibo", racconta.

L’ha sorpresa la vicenda degli esposti sulle pressioni psicologiche per il peso?

"Non ne sapevo nulla, ma non mi stupisce affatto. Ricordo bene le Farfalle e la loro vita: l’unico paragone che mi viene è quello con i Marines".

Le vedeva spesso?

"Praticamente tutti i giorni. Avevamo un rapporto solido. Anche amichevole, visto che alcune di loro, non di rado, si sfogavano. Quando venivano si muovevano con circospezione, sceglievano velocemente qualcosa e si guardavano sempre attorno, alle spalle, per non farsi vedere. Avevano paura di essere sorprese a sgarrare".

Cercavano cibo?

"Lo facevano qui, spesso, ma anche in altri posti, ovunque dove riuscissero a trovare cibo senza dare troppo nell’occhio. Si muovevano soprattutto di sera tardi, verso gli orari di chiusura. A pranzo andavano in un ristorante qui dietro la basilica, ma evidentemente dovevano seguire una dieta ferrea e non erano mai sazie".

Con lei parlavano?

"Più di una volta si sono sfogate, volevano mollare, era una vita dura. Tantissime ore di allenamento, la lontananza da casa e dalla famiglia, magari anche il regime alimentare. Di certo si vedeva che ne soffrivano".

Le ragazze poi hanno traslocato a Cesano Maderno. Posto più isolato, più controllabile...

"Non escluderei che la scelta possa essere dettata anche da questo fatto qui erano in una zona piena di bar, panifici, lì sono isolate e molto più agevolmente controllabili. Che vita fanno...".