Sabato 20 Aprile 2024

Ginecologo sgozzato in strada La sua vita privata al setaccio

Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire le ultime telefonate partite dallo smartphone della vittima. Si indaga sui motivi che hanno spinto Stefano Ansaldi, 65 anni, a raggiungere il capoluogo lombardo

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di Nicola Palma

La vita privata e professionale. I contatti degli ultimi giorni. Il traffico telefonico generato dal suo smartphone (portato via dall’assassino) e i numeri che hanno agganciato le celle di via Macchi e dintorni nelle tre ore comprese tra l’arrivo del ginecologo Stefano Ansaldi in Stazione Centrale (alle 14.50 di sabato) e il momento in cui è stato accoltellato alla gola (alle 18). E poi l’analisi delle telecamere della zona; le testimonianze di parenti, amici e colleghi per scoprire il motivo della trasferta-lampo da Napoli; i movimenti bancari sui conti corrente del medico specializzato in consulenze per la fecondazione assistita. L’indagine sull’omicidio di sabato sera a Milano si sta concentrando con decisione sul profilo di Ansaldi, con l’obiettivo di capire chi potesse avercela così tanto con lui da recidergli la giugulare con un fendente, nel buio di un cantiere edile. Il che avvalora l’ipotesi, già emersa domenica, che non si sia trattato del tragico epilogo di una rapina in strada (tramontata anche la pista del collegamento con un altro raid violento negli stessi minuti e a trecento metri di distanza), bensì di un assassinio per motivi personali, compiuto da una persona che Ansaldi conosceva e con cui si era dato appuntamento per discutere di qualcosa di importante. Talmente importante da richiedere uno spostamento in giornata di centinaia di chilometri, con la difficoltà in più delle normative anti-Covid (la Campania è una Regione "arancione") e la necessità di motivare adeguatamente un viaggio in una zona "gialla" come la Lombardia. Le domande-chiave restano sul tavolo: perché Ansaldi è andato a Milano? Perché si è recato in una città in cui apparentemente non aveva alcun interesse di lavoro né di altro genere? I familiari, sentiti dai carabinieri, non avrebbero fornito spiegazioni precise, parlando genericamente di un appuntamento di lavoro.

Le modalità particolarmente efferate del raid fanno pensare più a un delitto d’impeto, magari al culmine di una lite, che a un blitz casuale. E poi c’è quel Rolex (con cinturino chiuso, come se Ansaldi se lo sia sfilato da solo) lasciato lì, vicino al cadavere: se fosse stata una rapina, perché il killer non se l’è portato via? Senza dimenticare l’arma del delitto, un coltello da cucina: l’assassino non si è preoccupato di portarlo con sé, abbandonandolo sul luogo dell’omicidio e dando così la possibilità agli esperti della Scientifica di passare al setaccio eventuali tracce o impronte. L’omicida ha fatto però sparire lo smartphone, forse per impedire ai militari del Nucleo investigativo di scandagliare il contenuto di messaggi e chat. Intanto, ieri il prefetto Renato Saccone ha confermato che domani si parlerà del caso nel corso della riunione settimanale del Comitato per l’ordine e la sicurezza: "Verificheremo le misure attuali e valuteremo l’intera area per avere servizi potenziati".