Solo poche ore fa venivano annoverati dai talebani nel "governo inclusivo" promesso alla comunità internazionale. Ora, l’ex presidente afghano Hamid Karzai e il capo dell’Alto consiglio per la riconciliazione nazionale Abdullah Abdullah si troverebbero ai domiciliari, trattenuti insieme e privati della scorta armata. La notizia, riferita alla Cnn da fonti locali, non ha finora trovato riscontro nei diretti interessati. Anzi, via Twitter l’ex capo dello Stato è tornato a farsi vivo, riferendo di un nuovo incontro ieri con i membri del Consiglio degli ulema sciiti, nell’ambito dei colloqui in corso in vista della creazione di un "sistema generale in cui siano protetti i diritti di tutti i cittadini del Paese".
E sempre via social, Ahmadullah Wasiq, numero 2 della commissione Cultura dei mullah, ha smentito seccamente la notizia. Un rimpallo di voci impossibili da verificare per gli osservatori esterni, nelle stesse ore in cui la capitale afghana torna a insanguinarsi. Secondo la ricostruzione della tv statunitense, i talebani avrebbero tolto armi e mezzi di trasporto alla scorta di Karzai – dieci anni al potere dopo l’intervento militare occidentale – e di Abdullah, protagonista sin dal 2020 delle trattative a Doha volute da Donald Trump in vista del ritiro. I due sarebbero di fatto finiti agli arresti domiciliari. Già lunedì l’ex presidente era stato privato del dispositivo di sicurezza, inducendolo a trasferirsi nella residenza di Abdullah, pure lui lasciato poi senza guardie armate, mentre la sua abitazione veniva perquisita e messa sotto controllo. I contatti con l’esterno, ancora possibili, sarebbero filtrati dai talebani.