Giù dal balcone: il giallo della diplomatica in Iran

Precipita dal diciottesimo piano a Teheran. Segretaria dell’ambasciata svizzera, teneva i rapporti con gli Usa, l’ipotesi omicidio

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di Giampaolo Pioli

È precipitata nel vuoto e si teme che qualcuno potrebbe averla spinta. Quello che potrebbe sembrare un episodio della serie Homeland, purtroppo è successo davvero. Una diplomatica di carriera di 52 anni, la numero 2 dell’ambasciata svizzera a Teheran, primo segretario della missione diplomatica, è stata trovata sfracellata al suolo dopo un volo di decine di metri dal terrazzo della sua abitazione al 18esimo piano alti del palazzo dove risiedeva nel lussuoso quartiere di Kamranieh nella capitale iraniana. Le autorità iraniane confermano solo il decesso della diplomatica, ma non la causa e nemmeno l’ora.

La piccola Svizzera dai giorni della rivoluzione komeinista del 1979 ha sempre rappresentato gli interessi degli Stati Uniti in Iran e tenuto i sottilissimi fili dei collegamenti tra i due Paesi. La sua morte ancora misteriosa non poteva capitare in un momento di maggior tensione fra Teheran e Washington. È arrivata nel mezzo dei primi e deboli colloqui per riattivare il negoziato atomico annullato da Trump e riaperto da Biden e piombata sulla trattativa per il rilascio di 4 prigionieri americani detenuti in Iran che sarebbe dovuta avvenire attraverso un probabile scambio di prigionieri.

La morte dell’alta diplomatica svizzera sembra esplodere proprio sul tavolo di chi questi negoziati irano-americani non li vuole e preferisce alimentare la tensione anche per puntare a far prevalere un candito estremista e anti americano alle prossime elezioni presidenziali iraniane, per la sostituzione del pragmatico e moderato Rouhani, che non potrà più ricandidarsi.

Anche la prudenza del Dipartimento di Stato nel trattare la notizia tende ad alimentare nuove speculazioni pessimistiche. In Iran da qualche anno, la diplomatica di Berna era molto addentro alle gestione delle relazioni tra Washington e Teheran.

Sarà l’autopsia ad accertare le cause del suo decesso. Il fatto che le autorità iraniane - così come quelle svizzere – non abbiano voluto rivelare il nome della vittima invocando la privacy, è un altro dei tasselli di questo giallo che sia le autorità americane che svizzere vorrebbero veder chiarito al più presto.

L’intreccio dei rapporti di forza all’interno del regime iraniano, il regolamento di conti che potrebbe essere ancora in atto fra Iran e Usa dopo l’assassinio ordinato da Trump del comandante delle brigate speciali dei guardiani della rivoluzione Soleimani colpito da un drone all’aeroporto di Baghdad e le incursioni degli uomini del Mossad israeliano che sono riusciti ad eliminare il capo dei progetti nucleari iraniani Mohsen Fakhrizadeh in pieno giorno con un’autobomba e un drone sofisticatissimo stanno soltanto infittendo il mistero sull’orribile fine della diplomatica elvetica, ritrovata da un giardiniere dopo che un impiegato dell’ambasciata recatosi nella sua abitazione martedì mattina ne aveva denunciato la scomparsa.

Mojtaba Khaledi il portavoce delle squadre speciali iraniane incaricate dell’inchiesta assicura che nessuna pista verrà trascurata. Ma la sostanza è che al momento sono in pochi a credere al suicidio, anche se le autorità di Berna parlano di "incidente".