'Ndrangheta, oltre 200 ghiri congelati per banchetto: 3 arresti

Nella cultura 'ndranghetista la caccia ai ghiri e il cibarsene sono considerati un segno di potere

I ghiri trovati nei freezer dai Carabinieri di Reggio Calabria

I ghiri trovati nei freezer dai Carabinieri di Reggio Calabria

Roma, 16 ottobre 2021 - Oltre 200 ghiri nel congelatore, confezionati in pacchetti e pronti per essere venduti e consumati e una piantagione di marijuana con 730 piante realizzata su un terreno comunale. Con l'accusa di produzione di sostanze stupefacenti e uccisione o cattura di specie animali protette, a Delianuova, in provincia di Reggio Calabria, i carabinieri hanno arrestato tre persone.

E' nel corso delle perquisizioni all'interno di un'abitazione di uno dei fermati che sono stati scoperti diversi esemplari di ghiri, considerati animali di specie protetta, tenuti in gabbia e un'altra ingente quantità, circa 235, congelati e confezionati in oltre 50 pacchetti, destinati verosimilmente alla vendita o al consumo. I tre sono stati rinchiusi in carcere. 

Per la 'Ndrangheta un segno di potere

La caccia ai ghiri ha origini lontane e nella cultura 'ndranghetista ha significati ancestrali. L'uso di cibarsene, bollito nel sugo o arrosto, risale ai legionari romani, che si portavano dietro contenitori in cui allevavano i roditori per avere a disposizione cibo per i momenti di bisogno. Nella provincia di Reggio, dove i carabinieri hanno sequestrato 200 animaletti congelati, il consumo del ghiro è una sorta di celebrazione di un simbolo di potere. Portare piatti a base di ghiri in incontri organizzati per scambiarsi favori vuol dire legare gli altri con un patto al quale è difficile sottrarsi. Più volte nelle intercettazioni della malavita della locride si parla di cene pacificatrici a base di ghiri tra cosche contrapposte.

La caccia al ghiro è diffusa in tutta la Calabria: nel Cosentino sul versante ionico (Rossano), sull'altipiano della Sila (San Giovanni in Fiore) e sul versante tirrenico (Orsomarso). In provincia di Crotone nella zona di Castelsilano (Sila Piccola). Ma e' nelle "Serre", dove si incrociano le province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria, che si trova la tradizione piu' radicata, nel territorio di Guardavalle, Santa Cristina dello Ionio, Nardodipace, Serra San Bruno, Stilo e Bivongi. La Lav stima che nel solo comune di Guardavalle vengano catturati 20.000 animali l'anno, rivenduti a 5 euro l'uno.