Venerdì 19 Aprile 2024

"Germania padrona, ora basta". L’ira di Patuelli: così muore l’Europa

Il numero uno dell’Abi: sul salva-banche puniti da norme retroattive

ARRABBIATI Obbligazionisti   delle quattro banche. A  sinistra, Antonio Patuelli  (Ansa)

ARRABBIATI Obbligazionisti delle quattro banche. A sinistra, Antonio Patuelli (Ansa)

Roma, 28 dicembre 2015 - Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana, è uomo razionale e naturalmente moderato: se uno come lui arriva ad alzare la voce, significa che la situazione è grave davvero.

Presidente, cosa pensa dell’offensiva di Renzi sulla Merkel e sulle istituzioni di Bruxelles?

«La condivido al cento per cento. Renzi è un europeista e per questo non può accettare un’Europa germanocentrica».

Si usano due pesi e due misure?

«Non c’è dubbio. La Germania sembra aver adottato il motto di Giolitti: ‘Le leggi si interpretano per gli amici e si applicano per gli avversari’. Ma un’Europa così ingiusta e sbilanciata sui soli interessi tedeschi non solo non cresce, ma è destinata a sbriciolarsi».

Il ministro Padoan ha però giustificato i recenti salvataggi con denaro pubblico di una banca di Amburgo e di una di Lisbona...

«Padoan ha anche detto che per l’Italia questa Europa rischia di costare più di quel che rende: la sua è un’evoluzione sofferta. Ma è chiaro a tutti che nella vicenda del salvataggio della quattro banche l’Italia è stata penalizzata».

Perché?

«Perché la direttiva europea che mette a carico anche degli obbligazionisti subordinati i salvataggi bancari è del 2014 ed è stata recepita dalla Repubblica italiana solo lo scorso novembre: quando le quattro banche hanno venduto le loro obbligazioni subordinate nessuno poteva sapere a cosa andava incontro... È stata applicata una norma retroattiva, il che mal si concilia con i fondamenti di uno Stato di diritto».

Come se ne esce?

«L’Europa dev’essere una casa di vetro. Bisogna ripristinare la certezza del diritto dando all’Ue un inquadramento costituzionale».

Ci spieghi meglio.

«Prima mi consenta una premessa. Noto con piacere che il dibattito, a tratti violento, sull’euro degli ultimi anni della crisi economica si è esaurito».

Cosa significa?

«Significa che il bilancio della moneta unica è positivo: la politica monetaria di Draghi ha consentito a molti italiani di acquistare casa con mutui a tassi irrisori, alle imprese di ristrutturarsi ed esportare, alla Repubblica italiana di tenere basso il costo degli interessi sul debito consentendo di conseguenza maggiore spesa sociale».

Tutto vero, ma non per questo le polemica sono svanite...

«Certo, perché la crisi dell’Europa precede la crisi economica e coincide con fallimento del Trattato che avrebbe dovuto dare al Continente una sua Costituzione».

Occorre ripartire da lì?

«Occorre ripartire dal rafforzamento delle regole e delle istituzioni comuni. È stata varata l’Unione bancaria, se sarà fatta funzionare potremo sperare in un’unione istituzionale più forte. In caso contrario, i neonazionalismi prevarranno».

Perché l’Unione bancaria fatica ad affermarsi?

«Perché le banche sono l’anello di congiunzione tra tutti i settori produttivi e le istituzioni nazionali per quanto riguarda il debito pubblico. Prevale ora il conflitto, che alimenta le spinte neonazionaliste».

Che fare?

«Per uscire dal guado in cui ci troviamo, occorre fare tre cose. La prima: varare un Testo unico bancario che fissi regole chiare e non retroattive, nonché delle norme transitorie».

La seconda?

«Varare un Testo unico della finanza europea che regolamenti l’accesso ai mercati finanziari».

La terza?

«Varare un Testo unico del diritto penale dell’economia, per evitare che operazioni vietate in Italia siano invece consentite altrove».

Basteranno regole più chiare a salvare l’Europa?

«Questo è il presupposto. Bisogna in primo luogo superare l’attuale babele normativa di tipo medievale, con fonti del diritto prive di gerarchia».

Ad esempio?

«Beh, l’Italia ha recepito le nuove norme europee sui salvataggi bancari, ma quelle norme mal si conciliano con l’articolo 47 della nostra Costituzione, quello secondo cui ‘la Repubblica tutela il risparmio in tutte le sue forme’».

Presidente, perché la Germania dovrebbe accettare regole che ne limitano l’attuale strapotere?

«Perché l’accordo sulla riunificazione tedesca non prevedeva l’egemonia della Germania e perché, come abbiamo visto per la Grecia e per il ruolo della Bce, è capitato anche recentemente che il governo di Berlino si sia adeguato a una linea maggioritaria che pure non condivideva».

Non crede d’essere troppo ottimista?

«Il mio è l’ottimismo della volontà di un europeista entusiasta, divenuto giocoforza un europeista spesso deluso e critico. E per nulla rassegnato a vedere l’Italia trasformarsi da Paese fondatore in satellite dell’Ue».

Lars Feld, consigliere della Merkel, prevede l’esplosione del sistema bancario italiano...

«La sua è stata solo l’inutile provocazione di chi si sente criticato. A differenza di quello tedesco, il nostro sistema finanziario è solido, si è sempre salvato da solo e non è mai stato sanzionato da organismi internazionali».